my tescoma 1 / 2013

itinerari di gusto

SCHIAVA DOC L’abbinamento perfetto con un piatto di Speck? Un buon vino altoatesino, naturalmente! Fra i tanti vitigni autoctoni, scopriamo questo rosso che vanta origini antiche. Con il termine Schiava (Vernatsch in tedesco) ci si riferisce ad un gruppo di vitigni a bacca rossa che vengono coltivati soprattutto in Trentino-Alto Adige e nelle province di Verona e Brescia. Ne esistono tre varietà principali: Schiava Grossa, Schiava Gentile e Schiava Grigia. CARATTERISTICHE Schiava grossa: la foglia è grande, pentagonale; il grappolo è grande, tronco-conico, compatto e alato; l’acino è grande, di colore blu-nero. La vendemmia avviene a fine settembre. Schiava gentile: la foglia è media, il grappolo è di medie dimensioni, piramidale, l’acino è medio, con buccia ricca e tenera dal colore blu violetto, la vendemmia avviene a fine settembre. Schiava grigia: la foglia è media e pentagonale; il grappolo è di medie dimensioni, piramidale e allungato, l’acino è medio con buccia di colo- re blu grigio opaco, la vendemmia avviene a fine settembre. Il nome Schiava accomuna appunto diverse varietà di vitigni, facen- do riferimento in realtà al metodo di coltivazione, praticato già nel Medioevo: tale metodo consisterebbe, secondo alcuni, nella potatura drastica delle viti per ottenere uve di migliore qualità. Secondo altri, invece, si tratterebbe di “schiavizzare” le viti, legandole a supporti, mentre per altri ancora ci si dovrebbe limitare a coltivare viti a basso ceppo, in filari. LE ORIGINI DEL VITIGNO Sembra che queste uve abbiano origini slave; giunte in Italia in seguito alle invasioni longobarde, ne esistono testimonianze antiche che con- fermano come questi siano stati, fin dalla loro comparsa, fra i vitigni di riferimento della viticoltura altoatesina. Dalla Schiava si produco- no vini leggeri, a basso contenuto tanninico ed alcolico, come il Santa Maddalena, il Lago di Caldaro e il Colli di Merano. Il “vinum de Caldaro” è menzionato già in documenti ufficiali del 1220. Il vitigno Schiava e le sue sottovarietà hanno scritto la storia viticola dell’Alto Adige, essendo il vitigno autoctono più antico di tutto il territorio e la base dei vini rossi locali più famosi. Un tempo, la Schiava era coltivata insieme ad altre varietà, poi, a par- tire dagli anni ‘50 ebbe inizio la coltivazione in forma specializzata di due tipologie, la Schiava grossa e la più produttiva Schiava gentile. La zona di produzione, il clima e le caratteristiche del suolo determi- nano versioni qualitative ed organolettiche diverse per la Schiava: ve- diamole descritte di seguito.

Superficie di produzione: 1.157 ha (22,35% della superficie vitata in Alto Adige) Area di coltivazione: tutto l’Alto Adige Allevamento: a pergola Posizione preferita: terreni alluvionali e detritici Sinonimi: Trollinger (Deutschland), Vernatsch (Alto Adige) Temperatura di servizio: 12-14 °C Abbinamenti consigliati: in generale tutti i primi piatti, e soprattutto Speck, salumi, formaggi, piatti tradizionali altoatesini, vitello

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ALTO ADIGE LAGO DI CALDARO DOC:il più famoso dei vini prodotti con uve Schiava, cresce sui caldi pendii collinari che cir- condano il lago nel cuore del comune di Caldaro. È un vino rosso leggero a basso contenuto tannico e dal corpo morbido.

ALTO ADIGE SCHIAVA DOC: è il marchio che contraddistingue i vini ottenuti con uve Schiava prodotti anche al di fuori delle zone tipiche. Le sue caratteristiche di freschezza e di bevibilità si valorizzano al meglio quando è consumato giovane.

ALTO ADIGE MERANESE DOC: è un vino gradevolmente fruttato che cresce sui pendii della conca dell’omonima città termale baciata dal clima mediterraneo.

ALTO ADIGE SANTA MADDALENA DOC: nsce sui pendii che circondano Bolzano – nei cui terreni prevalgono depositi di origine morenica di materiale dolomitico - ed il suo nome deriva dall’omonimo villaggio vitivinicolo. La zona di produzione del Santa Maddalena comprende oltre a Santa Maddalena le zone di Santa Giustina, Rencio, Costa e San Pietro.

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