my tescoma 1 / 2012

protagonista

Si ispira forse proprio a questo motto Leonardo Manera, che con la sua

Il cibo: un piacere o una necessità? Il cibo per me è soprattutto un piacere, a volte poi diventa anche un modo, magari dopo uno spettacolo, per scaricare la tensione. Il problema è che poi spesso si va a letto subito dopo e lo stomaco dimostra di non gradire quelle abitudini... Come te la cavi in cucina? Hai un cavallo di battaglia? C’è stato un periodo in cui cucinavo spesso i tagliolini al limone, con un po’ di funghi ma senza panna. Essendo io un amante del limone li apprezzavo molto, cosa che invece non sempre accadeva per i miei ospiti. Forse eccedevo col limone. Parlando di cavalli di battaglia, nel tuo repertorio hai un personaggio al quale sei più affezionato? No. Mi ci affeziono molto i primi tempi, quando li sto facendo le prime volte. Poi, quando diventano consolidati e di repertorio, comincio invece ad affezionarmi a quelli che verranno, alle nuove idee che stanno per nascere. So che hai iniziato da giovanissimo a fare il comico e che non hai più smesso: se dovessi cambiar vita, cosa ti piacerebbe fare? Probabilmente riprenderei a studiare giurisprudenza, facoltà che frequentavo quando avevo vent’anni, oppure dipingerei. Da qualche tempo mi è venuta la passione per la pittura e appena ho un po’ di tempo mi ci dedico volentieri. Per chi, come me, lavora con le parole, vedere un quadro, qualcosa di tangibile, è una sensazione molto bella. Qual è stata la più grande soddisfazione che hai avuto in ambito profes- sionale? Risale al 1997 quando alla fine di un concorso di cabaret, la “Zanzara d’oro”, vinsi il premio della critica e venni premiato da Alberto Sordi. Una bella soddisfazione che conservo ancora tra i miei ricordi preferiti. Dai tuoi personaggi e dai tuoi monologhi traspare sempre un velo di malinconia. Come sei nella vita di tutti i giorni? In effetti sono anche un po’ così, un po’ malinconico. Spesso però i pezzi co- mici nascono proprio per esorcizzare la malinconia attraverso la risata. Poi ci sono altre parti di me più spensierate. Penso di essere abbastanza fantasioso e a volte anche con una vena di follia. Le tue serate ti portano spesso in giro per l’Italia: qual è la cucina regio- nale che ami di più? Forse quella pugliese. Amo anche il pesce, anche se a volte riserva qualche sorpresina gastrointestinale... Per concludere: hai un sogno nel cassetto che non hai ancora realizza- to? Cosa vorresti che ti portasse l’anno nuovo? Vorrei che mi portasse serenità e pace con me stesso, oltre che con le perso- ne che amo. Vorrei raggiungere un equilibrio personale che a quarantaquattro anni credo di non aver ancora trovato completamente. Vorrei che le persone che mi stanno intorno stessero sempre bene con me. E vorrei anche trovare soddisfazione nel mio lavoro. comicit a tratti surreale e sempre un po’ malinconica riesce a strappare un sorriso anche quando, esorcizzandoli, prende in giro questi tempi di crisi. L’abbiamo incontrato per voi, per chiedergli...

Leonardo Manera Classe 1967, Leonardo Manera è un comico noto per i molti spetta- coli teatrali ai quali ha partecipato, per i premi della critica e per i ri- conoscimenti ricevuti nel corso di festival nazionali, ma è salito alle luci della ribalta soprattutto grazie a Zelig e ad altri programmi tele- visivi che da anni ospitano le sue esilaranti performance. Attore, mimo, artista instancabile e poliedrico, capace di evocare atmosfere surreali e poetiche, ha portato sulle scene un vastissimo repertorio di personaggi, alcuni particolarmente celebri e diventati dei veri e propri tormentoni. Ricordiamo il ventriloquo Vasco, il depresso monocorde che invia “un festoso saluto a tutti”; Piter, parodia del ragazzo della provincia bresciana; lo stralunato personag- gio che sotto ipnosi ripete osses- sivamente “Adriana Adriana”; Pe- trektek, protagonista dell’ironico omaggio al cinema polacco.

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