my tescoma 2 / 2020

do incerto, sentendo il bisogno di darmi un incoraggiamento, decisi di tatuarmelo sul polso. E così quando tutti hanno iniziato ad esporre alle finestre lenzuola con i colori dell’arcobaleno e l’ormai celebre slogan, io che non ho bambini né lenzuola da appendere (no, i bambini non li avrei comunque appesi, giuro!), ho pensato che sarei stata un messaggio viven- te: sono troppo avanti! Non dico di essere un’ottimista ad oltranza, ma in generale mi piace pensare positivo e quindi, invece che concentrarmi su quello che non avrei potuto fare durante la quarantena o su quello che mi sarebbe mancato, ho deciso che non mi sarei mai lamentata e che avrei pensato a tutto ciò che di buono ho, a tutto quello che fortunatamente non ho perso, e al famoso e tanto agognato “tempo per me stessa” che final- mente avrei avuto in abbondanza. Per quanto attiva, molto attiva, ado- ro anche non avere niente da fare, quindi per me la noia non esiste, e- sistono solo meravigliosi momenti in cui posso perdere tempo, e mi piace farlo da sola. Quindi poche videochiamate e suoneria del telefono sempre spenta, perché come un orso in letargo non volevo essere distur- bata mentre ero occupatissima a non fare niente. Ho notato che questo isolamento è stato un grande amplificatore e ha fatto uscire allo scoperto la vera natura delle persone: quelle positive, quelle che trovano sempre un motivo per cui lamentarsi, quelle che si rimboccano le maniche e così via.

MONOPORZIONE Compleanno Dal mio social

diario del lockdown

C’è la quarantena... e poi c’è la quarantaduena. Ecco, io oggi faccio quella. Non me l’ero imma- ginato esattamente così, ma di sicuro sarà un compleanno originale. Lo so che oggi le battute si sprecano, sul venerdì 17 di un anno bisestile in pie- na pandemia con un asteroide in rotta di collisione eccetera. Nell’eccetera ci sono io! Segnatevi una birra, ché verrà anche il tempo di festeggiare. Sì, sono fra i fortunati che hanno com- piuto gli anni in isolamento. E devo dire che è stata davvero una bella giornata: non serve essere vicini fi - sicamente per sentire l’affetto delle persone e le sorprese, le chiamate, i fiori e perfino un chilo di gelato re - capitato a sorpresa me l’hanno dimo- strato. Poi mi ero attrezzata con tanto di coroncina luccicante e palloncini, avevo preparato un bel dolce e ho finto che qualcuno me lo portasse a letto per colazione. Un po’ di spen- sieratezza in questi casi è d’obbligo!

Quanto a me, ha enfatizzato diversi aspet- ti del mio carattere, a partire dalla mia pigrizia che si contrappone alla voglia di allenarmi tantissimo (io questo lo chiamo

I quadrifogli? Mai come in questi giorni uno dei miei marchi di fabbrica!

bipolarismo); la mia positività, il mio considerar- mi sempre fortunata, che ha trovato una dimostrazione nel fatto di non avere mai raccolto così tanti quadrifogli in vita mia come in questi giorni (e sono una che li trova spesso); il mio essere fis-

sata con le calorie contrapposto al bisogno quasi incessante di pasticciare in cucina (daje con il bipolarismo). E così anch’io come molti italiani, avendo adottato “andrà tutto bene” come slogan e superato la fase iniziale dei flash mob alla finestra, ho al - ternato allenamenti anche molto intensi ad una ricerca disperata del lievito di birra... e siccome sono fortunata, il macellaio sotto casa me ne ha procurato un cubetto di con- trabbando e me l’ha regalato. Panificazione a parte, peraltro abbandonata dopo un paio di settimane perché con i lievitati si sa, è meglio non esagerare, ho provato tantis- sime ricette, magari non particolarmente originali o elaborate, ma di quelle a cui in genere non mi dedico avendo un lavoro a tempo pieno e una serie di attività - cavallo, palestra, una piccolissima vita sociale - che, pur meno impegnative di una famiglia, mi tengono fuori casa fino a tarda sera. Sta di

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Via libera anche al sushi a domicilio, ma impiattato “comme il faut”

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