Nuts for Life

d a p a p à c h i m b o r a z o a m a m m a t u n g u r a h u a

es p lorator i verso l’ecce l l enza La leggenda narra di un maestro cioccolataio svizzero arrivato in Ecuador nell’Ottocento, alla ricerca della miglior fava di cacao del mondo. Navigando il fiume Guayas nell’Amazzonia ecuado- riana, l’esploratore rimase folgorato da un forte profumo e quan- do si avvicinò alla riva per domandare alle genti del posto da dove provenisse quell’aroma, gli fu risposto semplicemente: “De rìo arriba”. “Su dal fiume”. Da qui si fa provenire il nome della “Nacional Arriba”, la qualità di cacao più preziosa e largamente esportata dall’Ecuador nel resto del mondo, che viene coltivata lungo il magico fiume Guayas, dalle sue sorgenti fino al porto della splendida Guayaquil, la città più grande del paese, che si affaccia sull’oceano ed è soprannominata la “perla del Pacifico”. Da qui partono quotidianamente voli diretti per l’arcipelago del- le Galapagos con le sue tredici isole vulcaniche. Guayaquil è una delle città più orgogliosamente ecuadoriane, a partire già dal nome, crasi dei nomi dell’ultimo capo indio e del- la sua sposa, Guaya e Quil, martiri indigeni del colonialismo spa- gnolo. Questo luogo sorprendente è il crocevia, col suo porto, del commercio e della storia di un’intera nazione. Bruciata, di- strutta e ricostruita innumerevoli volte, reca i segni di una cultu- ra antica e complessa, e della voglia di emancipazione economica e politica dell’Ecuador di oggi. Ai monumenti storici e religiosi si affiancano moderni grattacieli. Simbolo plastico di questo ponte tra passato e presente è il Ma- lecón 2000. Nato da un progetto di rigenerazione urbana, è una lunga passeggiata tra musei, giardini e terrazze, che ha dato un nuovo volto alle rive del fiume Guayas, dai cui moli oggi partono battelli turistici su cui è facile sentirsi epigoni dell’esploratore sviz- zero che per primo scoprì la Nacional Arriba. Imperdibile è pure la Cattedrale di San Pietro la cui prima costruzione in legno andata distrutta risale al 1547 o Nuestra Señora de La Merced, basilica costruita in stile gotico dall'architetto italiano Paolo Russo negli anni Trenta del Novecento. Ma l’ultima luce del giorno nella perla del Pacifico lascia d’incanto dal faro Cerro Santa Ana a Las Peñas, posto in cima a 444 gradini e simbolo della città di Guayaquil.

A circa 400 chilometri dall’oceano Pacifico, all’interno del Parco nazionale di Sangay, patrimonio dell’umanità dell’Unesco, svetta al centro della cordillera orientale il “Taita Chimborazo”. Papà Chimborazo, come viene chiamata affettuosamente dagli ecuadoriani la vetta più alta del paese, 6310 metri sul livello del mare. A poca distanza gli tiene compagnia con i suoi oltre 5mila metri mamma Tungurahua, “gola ardente” nella lingua “quechua”, quella dei nativi, la più parlata con lo spagnolo in Ecuador. Già, perché il Chimborazo, come la Tungurahua, sono montagne solo all’apparenza, bensì vulcani. Il Chimborazo, che fa bella mostra di sé con la bianca cima innevata nello scudo d’armi dell’Ecuador, simbolo ufficiale della nazione, domina la vista di tutta la pianura verso l’oceano. E svetta con gli sbuffi delle sue eruzioni ben visibile persino da Quito, la capitale patrimonio dell’Unesco adagiata a 180 chilometri di distanza nella depressione tra le due cordillere, ma pur sempre a 2mila 763 metri di altitudine. Dimenticate l’Everest. Scalare il Taita Chimborazo significa salire sul punto più alto del pianeta. Il rigonfiamento equatoriale rende infatti questa vetta il luogo più lontano dal centro esatto del pianeta Terra. Duemila metri in più rispetto la vetta himalayana. L’Everest resta la più difficile da raggiungere, con i suoi dieci giorni di cammino e le settimane per abituarsi all’altitudine, mentre scalare il Chimborazo richiede un paio di settimane e meno tempo per abituarsi all’altitudine. Una spedizione guidata dagli italiani Giancarlo Sardini e Valerio Bertoglio nel 2008, precisamente dieci anni fa, ha portato il peruviano Cesar Rosales al record di ascesa nel tempo straordinario di sole 2 ore e 38 minuti. Non male per conquistarsi il diritto alla vista più alta sul pianeta Terra.

C h i m b o r a z o

T u n g u r a h u a

Pur sensibile alle variazioni climatiche, l’albero del cacao è un sempreverde, coltivato tutto l’anno.

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