L'Amico del Popolo digitale

L’Amico del Popolo In famiglia

40

L’Amico del Popolo 2 GENNAIO 2014 - N. 1

Punto famiglia A chi tocca formare alla vita di coppia? Le famiglie adulte e navigate offrono le testimonianze migliori e più efficaci

I due alberelli di Natale l a Vigilia di Natale, un bambino povero pas- sava di porta in porta,

bussando e dicendo: «Volete i miei due piccoli abeti di Natale? Potrete appender- vi delle palline d’oro e delle stelle colorate, procurando gioia ai vostri bambini! Ma tutti gli rispondeva- no: È troppo tardi, gli al- beri li abbiamo acquistati già da un pezzo… torna il prossimo anno».

I lettori di questa rubrica re- gistrano effetti strani. Inoltre alcuni la leggono da anni. Una signora viene a trovar- mi, per verificare di persona, se corrisponde al vero non il «contenuto» di quanto scrivo, ma il «riquadro logico» dentro il quale «inquadro e suddivi- do» - appunto - lo scritto. E cioè «fatti ed eventi», «senso e signi- ficato», «valutazione», «scelte e decisioni». Dopo aver esposto e parlato del suo problema, se ne va soddisfatta, dicendomi: «È vero, anche di persona fa e vive quanto scrive». Curioso! Giornalisti e scritto- ri possono essere molto difetto- si, ma fare lo sforzo per esprime- re e comunicare il contrario di quello che sono o addirittura il falso rispetto a quanto pensano o sentono, credo sia una fatica insostenibile e impraticabile. Un signore mi chiama per te- lefono e mi dice, brusco: «Invece di predicare che bisogna fare la formazione alla vita di coppia, come scrive, la faccia lei, altri- menti predica bene ma razzola male!». «Per sua buona pace, signore, ho risposto, cerco di fare que- sta formazione da quando sono prete, sbattuto a S. Marco d’Au- ronzo a fare il cappellano ai 600 figli di ferrovieri veneti e friu- lani (per esattezza ai primi di luglio, anno 1967). Non ho mai smesso di farlo e oggi ascolto coppie circa venti ore ogni set- timana, e non riesco poi a cal- colare gli incontri, le riunioni, corsi e gruppi di formazione che mi organizzano». Una coppia, venuta per con- sigli su un figlio che «comincia a spinellare» (forse, non solo), mi stimola così: «Non sappiamo cosa fare, prima di venire ab- biamo consultato qualche altra coppia che ci ha consigliato lei come riferimento. Ma perché non scrive qualcosa di pratico, qui sappiamo fare poco la coppia e meno ancora i genitori». Mi ero convinto al contrario che, rispetto al figlio, quei due potevano e dovevano prendersi maggiore cura di se stessi e poi incidere insieme sul riaggancio e la relazione educativa col fi- glio. Da parti diverse e in situazio- ni diverse mi viene il medesimo invito. Che fare? O, meglio, che scri- vere? Dati e fatti. Vi sono molti corsi di prepa- razione alla vita di coppia e al matrimonio, nel Bellunese e in Veneto, come in tante altre parti. Le occasioni di formazio- ne non sono né poche né poco articolate. Inoltre vi sono i consultori, sia pubblici che privati, pronti per ogni evenienza, non solo per le emergenze ma pure per col- loqui e percorsi di formazione e sostegno. Ci sono pure dei bellissimi li- bri, proprio dedicati alla vita di coppia. Bisogna avere la pazien- za e l’intelligenza di andarseli a cercare (oggi è facile in internet entrare e vedere i cataloghi del- le case editrici). Un’avvertenza: non sempre i libri od opuscoli scritti da personaggi famosi

giustificare la «voglia di far guerra». Cioè si tratta di po- tere verso l’altro, per i propri e più vari interessi, o si tratta di amore per l’altro, per mettersi a fare il suo bene? Da allora a oggi questo proble- ma è ricorrente e magari non si tratta di una città territorio da conquistare, come nella guerra di Troia, ma più prosaicamente di un uomo o una donna da con- quistare, perché «faccia il mio piacere e dia risposta ai miei bi- sogni e desideri». In concreto: ci si ama e si fa coppia «per me» o per il «bene della coppia»? Se si tratta di bene per la coppia, quindi poi della famiglia, certa- mente va messo al primo posto il bene dell’altro/a (quindi poi pure dei figli, in conseguenza), non il «mio» benessere, il «mio» piacere, il «mio» progetto, la «mia» casa, il «mio» salario, e via dicendo. Valutazione. A mio modo di vedere, in base all’esperienza giornaliera, direi che ora valga l’impegno a espor- re e ripresentare alcuni conte- nuti, che fanno da base alla vita di coppia. Essi possono starci pure nei corsi di formazione alla coppia e preparazione al matrimonio, ma non possono avere e non hanno alcuna pretesa di sostituirsi a tali corsi, men che meno funzio- nare da consulenza per cambia- re e migliorare. Come è noto, consulenza e for- mazione avvengono alla presen- za di più persone. Qui ci sono lettori «individuali». Circa la vita di coppia, è ne- cessario e insostituibile l’ap- prendimento sociale, che di solito possono donare le coppie in cammino e sposate da tempo. Sono del parere che le perso- ne consacrate, religiosi maschi e femmine che siano (me compre- so), non siano all’altezza di of- frire un’esperienza testimonia- ta. In aree o sfere come la vita sessuale, l’appartenenza fisica, corporea e reciproca con i figli, la consistenza dei limiti/confini tra individuo e l’appartenenza di persona-in-coppia, i lutti pa- rentali, la gestione economica, e tanto altro, i consacrati e le consacrate possono «comunicare poco». Quindi a mio avviso, la for- mazione alla vita di coppia e matrimoniale, la preparazione all’esercizio dell’amore adulto, è di competenza prima e originale delle coppie di laici adulti, spo- sati e attivi nella vita quotidia- na. Cioè è compito di gente che già «fa coppia» e «fa famiglia». Il rischio di clericalizzare, come dice papa Francesco, è evidente e grande, se religiosi e preti fanno da protagonisti. Le persone consacrate posso- no dare senso e valore spiritua- le, possono metterci passione e stimolo dentro ambiti di fede e di ideali, possono dare/fare «ascolto profetico», cioè qualcosa che va oltre la carne e il tempo, ma imprimere un apprendimen- to alla pari risulta arduo. Scelte e decisioni. Eppure troppe volte, parlando con le coppie, mi è stato detto:

sono migliori di quelli messi insieme (di solito su pressione e a grande richiesta) da persone che dedicano la loro vita cammi- nando accanto alle coppie. Ci sono coppie di laici, reli- giosi e religiose, sacerdoti che hanno raccolto quanto fanno in concreto e da anni per la fa- miglia. Vi assicuro che la loro saggezza e cultura (fatta di co- noscenza, esperienza, consape- volezza e applicazione concreta) battono quella dei cattedratici, la cui preoccupazione non è tan- to risolvere i problemi (anche questo, sia chiaro!), quanto far vedere quanto sanno! Soprat- tutto che sia scientifico (cioè che corrisponda alla loro ipotesi e teoria). Proprio il contrario di quello che bisogna fare e va fatto, da parte dei protagonisti in azione: la coppia cioè che vuol formarsi e i testimoni che portano la lo- ro competenza confrontata con la vita.

Lungi da me, quindi, propor- re alternative, non avrebbero senso. Senso e significato. Può registrarsi maggior esito e profitto che quest’angolo, dedi- cato alla famiglia, stia sempre nel suo tema: offrire spunti, ri- flessioni, contenuti collegati a situazioni nuove, o che si ripro- pongono in maniera nuova, pur essendo abbastanza ricorrenti nella storia familiare e sociale e nella vita. Anche prima di Cristo, in tutte le aree geografiche, dove è presente l’umanità, ci si tradi- va tra sposi o si era fedelissimi. Poemi antichi, vedi Iliade, han- no per base questioni di donne che diventano, più o meno loro malgrado, causa di guerra. Non si sa, a dir il vero, se la guerra prende le mosse da una «causa amorosa o se la causa amorosa è tirata in ballo per

Il bambino era disperato, perché a casa sua non c’era nemmeno un tozzo di pane. Suo padre era anziano, sua madre malata e i suoi fratellini ancora nella culla. Dopo tanti rifiuti, severi o indifferenti, il piccolo si ritrovò davanti alla casa del giardiniere, l’ultima del paese. «Che sia possibile vendere degli alberelli a colui che per lavoro li fa cre- scere?», si disse. Bussò alla porta e gli rispose una voce grossa: «Chi osa distur- bare a quest’ora?» Il giardiniere aprì la porta e il piccolo scorse all’interno della casa un magnifico abete, splendente, carico di ricchi ornamenti. Vide anche tre bambini seduti accanto al fuoco che osservavano il grosso tacchino che stava rosolandosi. «Cosa vuoi, con quell’aria malconcia e quei due alberelli stentati?», tuonò la voce dell’uomo. Il bambino capì che aveva perso anche l’ultima speranza. L’uomo osservò il piccolo che aveva pressappoco l’età del suo bambino e che, a piedi nudi sulla neve, non osava neanche alzare gli occhi, poi disse con voce raddolcita: «Dimmi veloce che cosa vuoi, ché entra il freddo! Vorrei vendere questi alberelli, ma vedo che il vostro abete è più bello! Non importa - disse l’uomo - dammeli!» E andò a prendere una moneta d’oro e gliela diede. Nel frattempo, i bambini gli diedero ciascuno una coscia di tacchino e la madre, in una scodella, una buona porzione di zuppa calda. Anche il cane gli si avvicinò, leccandogli le mani congelate dal freddo. Il bambino, incredulo, ringraziò e tornò a casa sua. Intanto, il giardiniere, che non voleva farsi vedere tenero, gettò in un angolo i due alberelli e si mise a tavola. Il giorno di Natale, i figli del giardiniere, per gioco, imitando il lavoro del padre, presero i due alberelli e li piantarono sulla neve dietro la chiesa. Durante la Messa, il giardiniere si diceva: «Non si è mai troppo buoni con i bambini poveri, poiché essi sono gli autentici fratelli di colui che è nato in una stalla perché rifiutato da tutti Finita la Messa, la gente uscì dalla Chiesa e urlò Miracolo! Due abeti si elevavano verso il cielo, alti come il campanile, dal fusto dritto come gli alberi delle navi e dai rami folti e pesanti… * * * Conclude la leggenda nordica, insistendo sul prodigio di quel Giorno Santo: nell’atmosfera pura del Natale, gli uccellini can- tavano la gloria delle persone caritatevoli, quelle che amano il loro prossimo… E la colomba di una vetrata si animò per volare all’altezza dei due alberi, battere le ali per tre volte per poi tornare al suo posto all’interno nella vetrata cristiana…». Storie dal mondo raccolte da Ezio Del Favero

l’anagramma Rimescola le lettere della frase: «Oggi eccedono sigle murali» La frase proposta questa settimana da Adriano Zanon nasconde il nome di una bella località della provincia di Belluno. Hai indovinato? La soluzione dell’anagramma sarà pubblicata nel prossimo nu- mero dell’Amico del Popolo, nella pagina delle Rubriche. Tutti gli appassionati possono proporre il loro anagramma scri- vendoci la loro proposta all’indirizzo giochi@amicodelpopolo.it Purtroppo i controlli di reperti su strada risultano dif- ficoltosi e richiedono lo sviluppo di metodi di screening rapidi dedicati. In conclusione, sulla base delle evidenze raccolte e discusse nel report, l’Acmd raccomanda per il Regno Unito l’inclusione della ketamina tra le sostanze controllate, con il passaggio da classe C a classe B (Misu- se of Drugs Act 1971) e in Schedule II (Misuse of Drugs Regulations 2001). In Italia la ketamina è una sostanza inclusa nella Tabella I del DPR 309/90, testo unico in materia di sostanze stupefacenti. Attenzione alla ketamina e ai suoi terribili danni Purtroppo per una mentalità del tutto sbagliata, col solito sistema della passaparola, anche da noi si usa la ketami- na, un farmaco per cavalli. Come ci informa droga@news, è stato pubblicato dall’ente governativo del Regno Unito sulle droghe (Acmd) un dettagliato report sui danni asso- ciati all’uso improprio della ketamina, farmaco anestetico e analgesico usato in ambito veterinario. Le ricerche fatte in Inghilterra e nel Galles indicano che l’uso improprio di ketamina ha interessato circa 120mila persone (16-59 anni) nel 2012-13. Più comune l’uso dai maschi nella fascia di età 20-24 anni, insieme ad altre droghe e in ambienti del divertimento giovanile. L’assunzione di ketamina può causare una serie di danni fisici e psicologici tanto che negli ultimi anni, è stato osservato nel Regno Unito un aumento di presen- tazioni di tossicità acuta da ketamina negli ospedali, con effetti generalmente di breve durata, ma che includono alterazione della coscienza, agitazione, allucinazioni ed effetti dissociativi. Inoltre sono stati osservati numerosi casi di tossicità significativa alla vescica, del tratto urinario e dei reni, con sintomi gravi e invalidanti quali dolore, frequenza e urgenza della minzione, sangue nelle urine e incontinen- za, fino a casi che hanno necessitato di rimozione chirur- gica della vescica. Dati dall’Office for National Statistics (UK) evidenziano inoltre un aumento dei decessi con iden- tificazione di ketamina in campioni biologici prelevati post-mortem a partire dal 2006 (0-3/anno nel periodo 2001-2006 fino a 7-22 /anno nel 2007-2012), anche se non necessariamente la sostanza è stata indicata come causa del decesso.

ma tu riesci a esprimere meglio di noi come stanno le cose e co- me funziona la coppia. Parla tu, che sei più esperto di noi. Errore. Si tratta di un’auten- tica delega, rispetto a un impe- gno diretto, proprio e personale. Si tratta poi di un equivoco: altro è saper dar nome e usare le parole, cioè saper raccontare le cose, altro è dare la sostanza della vita esistenziale, così come si svolge nei rapporti di coppia. Certo, io posso essere molto più esperto della coppia a usare le parole. Ma questa è tutt’altra faccenda. Mi succede, anche molto spes- so, questo fatto: con una doman- da aiuto la persona a trovare la parola giusta rispetto a ciò che pensa, sente e le preme espri- mere. Banale: ma non ti sembra che sia gelosia, piuttosto che in- vidia? Non è gelosia quello che senti, invece che invidia? Pausa di riflessione. Rispo- sta: «Sì, reverendo, è gelosia, sì è gelosia… lei sa le cose meglio di me!». Ma no, benedetta donna, ho trovato solo la parola giusta corrispondente, ma i sentimenti e la realtà che provi sono tutti tuoi. Sei tu stessa a confermar-

mi sulla parola giusta trovata. Tu sei quella che davvero «sa quel che è!». In questa rubrica dunque racconteremo contenuti, daremo loro le parole giuste, parleremo di cose che servono alla forma- zione, ma non si farà formazione alla vita di coppia. La rubrica non ha altra pre- tesa che di essere uno spazio giornalistico dove si scrive su qualcosa che interessa tutti. Non vuol essere una scuola di formazione. Detto chiaro e tondo: spetta alla famiglia adulta e naviga- ta dar forma alla coppia e alla vita di coppia oggi. Ciò esige che i due individui, che si sono innamorati, si mettano in con- tatto e partecipino a gruppi di formazione, dove altre coppie testimoniano quanto succede e quanto si vive. Se serve, per migliorare que- sto nuovo tempo dato in dono, il 2014, racconteremo pure gli eventi formativi che scorreran- no lungo l’anno, magari per prendere spunto. In altra parte del giornale se ne dà la notizia, di solito. Gigetto De Bortoli

Made with FlippingBook - professional solution for displaying marketing and sales documents online