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Beyond the limits of urban landscape

OCTOBER (KETHEB MERIRI)

S

cene

2: W

hat

is

the

shape of

this

city

?

Emblem:

I say of a body disposed in its space

The nature of this territory if you wish to know is conjunctions

necessary repetitions equivalences

diagenesis of strata and accumulations isomers of lives and identities

kinematic image of other concretions and hydrocarbons

Rhythmic architecture of complexions

in the serial landscapes, without metaphors,

Napier’s number, not the I of novels

but a voice in the handbook of heartbreaking

a module of heights and lowlands

(What is the shape?)

Earlier there is whiteness above all

that falls into half-light afterwards.

The moon rises at midday

above a desert of empty appearance;

always the afternoon light,

tramlines in the tarmac of the

closed, rusty, suburban road

pierces into the industrial estate;

dusty light cut into strips

on the front of aged buildings;

the crossroads of grey, the main road

meets in mid-air between sky and asphalt

another route beyond the border

where evening shadows fall on

subtle pleasures suddenly fallen evenings

the walls between sparse shopfronts clothes quickly pulled away inminimal steppes

open in the dark like sad eyes

between wire mesh and metal sheets

in the night aside of balconies

in small homes other fences

Around emptiness also like gestures and words Around the collapse of sentiment

sudden clearings in the city

where roads also go to die:

roads always in the ordinary shadow

of a flat prenatal twilight

we come from, labour of fog

not a point of light, a dull outside.

OCTOBER (KETHEB MERIRI)

Quadro secondo: Qual è la forma di questa città?

Emblema: dico di un corpo posto nel suo spazio

La natura di questo territorio se vuoi saperlo sono

congiunzioni / ripetizioni necessarie equivalenze / diagenesi di

strati e di accumuli isomeri di vite e identità / cinematica immagine

di altre concrezioni e idrocarburi / Architettura di complessioni

ritmata / nel paesaggio da serie, senza metafore, / numero

di Nepero, non l’io dei romanzi / ma voce nel manuale del

crepacuore, / modulo di alture e avvallamento / (Qual è la

forma?) / Prima c’è il biancore sopra tutto / che dopo cade

verso la penombra. / La luna sorge a metà del giorno / sopra

a un deserto di vuota apparenza; / sempre la luce del

pomeriggio, / binari nell’asfalto della strada / chiusa, rugginosa,

suburbana / affonda dentro la zona industriale; / luce tagliata a

strisce e impolverata / sulla facciata di case invecchiate; / l’incrocio

del grigio, la strada statale / incontra a mezz’aria tra cielo ed

asfalto / un altro percorso fuori dal bordo / dove cadono le

ombre della sera - piaceri sottili sere cadute / sui muri in mezzo

alle rade vetrine - d’un tratto vestiti scostati in fretta / aperte nel

buio come occhi tristi - in minime steppe tra reti e bandoni / nella

notte laterale dei balconi - in piccole case altri recinti / Intorno

al vuoto come anche i gesti - e le parole Intorno ai crolli del

sentimento / improvvise radure di città / dove vanno a morire

anche le strade: / roads always in the ordinary shadow / strade

sempre nell’ombra ordinaria / di un piatto crepuscolo

prenatale / da cui veniamo, travaglio di nebbia / non punto di

luce, insipido fuori.