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«QUID ANIMO SATIS?» SAN FRANCESCO

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era creata ricchezza e di conse- guenza una nuova forma di disugua- glianza non più legata alla differenza tra nobili e popolo,ma relativa all’en- tità del capitale posseduto. Lo stesso Francesco appartiene al nuovo cetodei ricchi, il padre era un facoltoso mer- cante. La sua sottolineatura della po- vertà contesta l’eccessiva fiducia ripo- sta nel denaro.Con la sua scelta di vita Francesco chiede ai “nuovi ricchi”: «Qual è la verità dell’uomo? Il denaro che possiede? La sua felicità consiste nell’avanzamento sociale consentito dalla ricchezza?».Nondimentichiamo che lo stessogiovaneFrancesco sognava di diventare cavaliere (cosa prima per- messa solo ai nobili) in forza della po- tenza economica accumulata dalla sua famiglia. Quindi Francesco che si spoglia di fronte a suo padre è anche un giudi- zio sulla società? Per certi aspetti sì. Però in lui sul giu- dizio nei confronti del padre prevale il desideriodi imitareCristo. Inoltre il suo spogliarsi nella cattedrale significa che abbandona lo stato secolare e decide per la vita religiosa. Qui c’è tutto il problema legato al- l’eredità di Francesco. L’insistenza un po’unilaterale sulla povertà è utilizza- ta da certe correnti francescane in polemica nei confronti dell’ordine, stabilizzatosi sumodelli piùmonasti- ci, secondo l’indirizzo dato dalla sede apostolica. La povertà diventa la ban- diera di questi gruppi, prevalente- mente intellettuali, che diconodi rifarsi al Francesco originario. Sono piccole comunità che vivononegli eremi e non nelle città dove ormai i conventi fran- cescani sono molto grandi e hanno scuole,biblioteche, chiese.Nascono an- che dispute dottrinali piuttosto com- plesse che porteranno, nel primo 300, alla scomunica di tutta la dirigenza dei frati minori. In questo delicato fran- Come è proseguitanell’ordine fran- cescano la scelta per la povertà?

«In un libro sul francescanesimo di padre Gemelli c’era un capitolo che

iniziava con la parola “Quando” (...) e dentro l’ovale della Q (...) la silhouette di san Francesco d’Assisi, con il capo arrovesciato, le braccia distese, emblema della sensibilità della stirpe nell’impatto con l’aspetto più affascinante della natura. E vicino ai piedi di Francesco la stessa Q iniziava un’altra frase inscritta: “Quid animo satis?” , “Che cosa basta all’animo?”» (L. Giussani, Il senso religioso )

della povertà, senza coglierne il fon- damento cristologico e senza tene- re conto globalmente del suo cari- sma. Ridotta ad un particolare im- pazzito, questa povertà diventa una specie di ideologia in nome della quale si sono taciuti altri aspetti sui quali invece Francesco insiste mol- to. Insomma, per Francesco la po- vertà è ciò che permette di non avere preoccupazioni per le cose materiali, diventando liberi di de- dicarsi all’essenziale. Da qui deriva anche l’insistenza francescana sulla pace: si litiga e ci si fa guerra perché si contende su un possesso; chi non è attaccato a niente non ha ragioni per fare la guerra. Lo stesso si deve dire per l’amore francescano nei confronti della natura, esplicitato nel Cantico delle creature : chi non ha niente sente una immensa gratitu- dine per ciò che Dio, attraverso la na- tura, gli offre. Quindi siamo ben lontani da paci- fismo ed ecologismo. Infatti. Per Francesco è evidente che la povertà è per un di più. La lode alle creature vien proprio dalla consa- pevolezza che esse non ti apparten- gono e ti sono donate.

gente è decisiva l’azione di san Bona- ventura, ben studiata da Joseph Rat- zinger nella sua tesi di abilitazione al- l’insegnamento. Per riunificare un or- dine profondamente divisoBonaven- tura scrive una nuova biografia di Francesco, che diventa quella ufficia- le, impedendo che si continui a rifar- si ad un presunto Francesco delle ori- gini, utilizzato per sostenere le proprie posizioni. La lettura di Bonaventura è profondamente teologica: Francesco è definito «serafico», cioè fa parte del- l’ordine angelico dei serafini; ciò vuol dire che lui ha vissuto una perfezione totale.L’ordine francescano,invece,non è ancora a questo livello; esso vive an- cora in uno stato «cherubico», essen- do i cherubini un ordine angelico in- feriore ai serafini.Bonaventura si chie- de quindi: «Come l’ordine da cheru- bicopuòdiventare serafico,quindi rag- giungere la perfezione del fondatore?» E risponde richiamando la necessità di un’ampia riforma interna che ha come fondamento la povertà. Spesso la povertà francescana viene interpretata interminipuramenteso- ciologici. È una lettura banalizzante. Si è vo- luto vedere in Francesco un araldo

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NOVEMBRE 2009

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