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MILLIMETRI D I LUCA DONINELL I

BLOCK NOTES

IL (DURO) LAVORO CHE TRASFORMA IL TALENTO

CD CLASSICA Canta Napoli

Q uella della musica napoleta- na è una tradizione viva, che continua a sussistere e che la cit- tà partenopea, nel bene e nel male, porta inscritta nel proprio patrimonio genetico: nell’estre- ma drammatizzazione di ogni aspetto della vita quotidiana come nella creatività che contraddistin- gue i suoi abitanti. Su questi ca- ratteri Antonio Florio ha forgiato gli elementi portanti della propria attività di studioso e di artista; da oltre vent’anni si dedica alla ri- scoperta e all’esecuzione della musica composta da autori na- poletani vissuti tra il XVI e il XVIII secolo, andando a scoprire perle di rara bellezza e intensità. Come le Cantate profane e le Arie regi- strate in questo disco e affidate al talento istrionico del “cantantat- tore” Pino De Vittorio: il passa- porto sonoro con cui, in pieno Set- tecento, Napoli si affacciava sulla ribalta del teatro del mondo. Andrea Milanesi

PERCHÉSCRIVO?NONBASTADIRE«MIRIESCEBENE».MASERVE UNAGRANDEGRAZIA:OGNIRESPONSABILITÀCHIEDEL’ETERNITÀ

I n un vecchio filmgiallo che amomol- to, L.A. Confidential , ci sono due po- liziotti che parlano. Uno chiede all’al- tro: «Perché sei diventato poliziotto?» L’altro, mostrando tutto il suo disagio, risponde: «Non me lo ricordo più». Non è così difficile trovarsi in una si- tuazione simile. A furia di fare le cose, spesso il perché si appanna. È nella nostra natura, e dovremo farci i conti per tutta la vita. Nessuno è im- mune da questo genere di pericoli. Quando chiedevano alla grande scrit- trice Flannery O’Connor perché fa- cesse la scrittrice, lei rispondeva:

vuota esibizione. Uno infatti non può riconoscere di avere un talento senza coltivarlo fino in fondo. E per coltivarlo fino in fon- do ci vuole una grande consapevo- lezza, una grande maturità. Oppure, meglio, bisogna aver ricevuto una grande grazia. Le parole di don Carrón, con la sua insistenza premurosa affinché noi, vincendo la nostra ipocrisia, impa- riamo a non separare l’esperienza dal giudizio, mi hanno fatto fare un pas- so nella coscienza del mio lavoro. Io scrivo perché questo è il modo in

«Perché mi riesce bene». È una rispo- sta ottima, una delle migliori possibili, tut- ta piena di realismo cristiano. Già attacca- ta dal male che l’avrebbe portata alla morte e quindi molto limitata nelle possibi- lità lavorative, Flan- nery sta ai dati della realtà. E, se scrivere le riesce così bene, una ragione ci deve esse- re, visto che quella capacità non se l’è data da sé. (Vedete? «Io sono Tu che mi

cui Dio mi fa pregare meglio. Non sono un tipo molto spirituale, né per natura né per educazione familiare. Ho avuto la fortuna di incontrare il movi- mento quando ero ra- gazzino, e ci sono ri- masto per sempre. Ma quello che avevo incontrato doveva di- ventare, drammati- camente, qualcosa di adulto e personale: tutta la vita chiede l’eternità .Tutta la vita, mi spiego? È la vita concreta,

«Non separare l’esperienza dal giudizio significa arrivare a dire: tutta la vita chiede l’eternità , perché è così tanto per il poeta come per il bancario»

AA. VV. Cantate napoletane del ’700 Pino De Vittorio, La Cappella de’ Turchini, Antonio Florio Eloquientia - Distr.: Ducale, 2009 - € 18 INCONTRO E PRESENZA “Dentro il carcere” Il 4 novembre, presso la Sala Assemblee di In- tesaSanPaoloaMilano(piazzaBelgioioso1),par- te un ciclo di incontri sul mondo della detenzio- ne. Le altre date: 10 e 24 novembre, 1 dicembre.

fai» è proprio una formula di estremo realismo, la formula delle persone concrete). Ascoltando don Carrón durante la Giornata d’inizio anno, ascoltando quelle parole improntate allo stesso realismo, ho capito meglio anch’io perché faccio lo scrittore. Dio finorami ha dato buona salute e non ha limi- tato perciò le mie possibilità. Anche a me scrivere riesce bene, ma forse questa risposta a me - per la mia po- chezza - non sarebbe bastata. Diver- samente da Flannery, avrei rischiato di trasformare il mio talento in una

sono le responsabilità quotidiane: è questo che chiede l’eternità, un si- gnificato pieno. Non separare l’espe- rienza dal giudizio significa questo, si- gnifica arrivare a dire: tutta la vita chie- de l’eternità , perché è così tanto per il poeta come per il bancario. Scrivere per me significa chiedere l’eternità: per questo Dio me lo con- cede. È un duro lavoro, ma proprio perché è duro è anche bello, proprio perché è duro aiuta a vedere meglio. Il talento diventa così una circostan- za, qualcosa che fa parte dellamia vo- cazione e che ha tempi non miei.

Per informazioni: www.incontroepresenza.org

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NOVEMBRE 2009

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