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LA STORIA

ra un posto un po’ insolito, persino nel Modenese: un salumificio che è anche ri- storante. Carla non si ricorda chi glielo aveva indicato. Un mezzogiorno, con dieci amici, decide di provarlo. Pranzo perfetto: salumi, piatti tipici, tante por- tate da non riuscire ad arrivare alla fine. Il tutto annaffiato da un ottimo Lam- brusco. E poi, quella cameriera discreta e, nello stesso tempo, così attenta a che non manchi niente al loro tavolo. Nessuna affettazione nel suo modo di fare, piuttosto un’attenzione familiare. Alla fine del pranzo, con l’ultimo bicchierino di grappa al mirtillo in mano, qualcuno butta l’idea: «Siamo stati così bene che vale la pena ringraziare. Chiamiamoli e dedichiamo loro una canzone». «Ottima idea! Un bel L’uva fogarina . Che dite?». «No, non c’entra con noi. Cantiamo La canzone degli occhi e del cuore ». Brusìo. Uno si alza e va chiamare la ca- meriera: «Venga di là in sala e chiami le cuoche... insomma, tutto il personale che ha pre- parato questo bel pranzo. Abbiamo qualcosa per voi». Dalla cucina escono alcune donne. «Vogliamo dedicarvi questa canzone che parla di un uomo che viene perdonato. Siamo credenti, e abbiamo imparato, dentro l’esperienza del movimento a cui apparteniamo, che il cristianesimo abbraccia tutta la vita e la rende più bella. Ci sembra questo il modo mi- gliore per ringraziarvi». A TTACCA LA CANZONE . In fondo alla sala, due signore, di cui una più anziana, dopo un po’ hanno il volto rigato di lacrime. La cameriera le avvolge in un abbraccio. Alla fine la più gio- vane, sulla cinquantina, si avvicina al gruppo: «Non potevate farmi regalo migliore». E scappa via insieme alle altre. Dopo poco, torna la cameriera con dieci piatti ricordo e una borsa frigo ricolma di salumi. «La signora che vi ha parlato è la titolare, l’altra la sua mamma. Un mese fa è morto il marito, insieme mandavano avanti l’azienda. Gli eravamo tutti molto affezionati. Era un uomo buono. Cattolico, come tutti noi». E dopo un attimo di commozione aggiunge: «Non ci era mai capitato di vedere la stessa fede in ragazzi così giovani. Vi prego, diteci dove possiamo trovarvi». In fretta qualcuno tira fuori un foglio di carta. Ma non bastano indirizzi e numeri di telefono. Sul biglietto aggiungono: «Anche noi, come lei, abbiamo continuamente bisogno di essere abbracciati, amati e consolati dalla ca- rezza del Nazareno». F INE DEL PRANZO . Tornando a casa, per Carla è impossibile non ripensare a quanto è successo. Agli amici l’ha raccontato così: «In quel semplice gesto, in quella compagnia di dieci amici, era passata l’unica Presenza amica che poteva consolare quella donna. Come quella volta che Cri- sto disse: “Donna, non piangere”». La carezza del Nazareno, anche per loro. L’OSPITE DI MEZZOGIORNO E

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NOVEMBRE 2009

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