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LETTERE

INMEZZOAL PACIFICO TRA LE BALENE

Giacomo, a Reading (Gran Bretagna) per un dottorato inmeteorologia, va in America per una serie di confe- renze. Ecco cosa scrive ai genitori. C arissimi, non vi posso dire quanto sono contento di questo inizio.Oggi è stata giornata da turista con Emma - la ragazza inglese che fa il Phd a Reading - ed è statomolto fa- ticoso: lei parla sottovoce e velocissi- mamente, io sono sordo, all’aperto non capisco nulla, mi devo sempre far ripetere le cose. Eppure è successo l’incredibile. Stasera, dopo una gior- nata di vani tentativi, siamo riusciti a fare dei discorsi andando in fondo alle cose. Sono stato a messa. Sono in un posto sperduto nel mondo (qui tutto odora di Far West) e per un’ora sono statodavanti aCristo crocifisso con al- tri 200 sconosciuti in una chiesa splendida. Oggi sono andato con Emma a whalewatching ( osservazione delle balene; ndr ): ne ho viste due! Ero in mezzo al Pacifico, con delle onde che dire enormi è un eufemismo. Mi sono trovato più volte durante il giorno a pensarmi fortunato. Non si immagina quanto bello sia il mondo,

che faccio. E in questo faticare, nel misurare ogni singolo passo, mi sto gustando il premio che è promesso. Non importa come, ma chi sa essere all’altezza della propria natura umana, può avere la possibilità di gustarsi la vita.Ma immaginate, io qui in questo pezzo di mondo a gustarne tutte le meraviglie e a fare ciò che mi è sem- pre piaciuto: studiare l’atmosfera e carpirne i dettagli. Spero che nelle vo- stre giornate possiate anche voi gu- stare ciò che fate (dai rapporti con le persone fino al lavoro). È dav- vero tutto promesso nel singolo istante che vivi. Giacomo

quanto ogni singolo pezzo di esso ab- bia una particolarità unica e irripeti- bile. Ho faticatomolto.Anche solo lo sforzo di una parola con Emma mi costava fatica, per non parlare poi del- l’angoscia che ogni piccolo gesto nuovo porta con sé. Dal viaggiare da solo, dal partire con lamia prima con- ferenza, e senza l’appoggio del mio prof, per finire col trasferimento a Bo- ston per parlare nell’università più fa- mosa del mondo tentando di non farsi ammazzare didatticamente. Tante gente farebbe meno fatica, ma io sono stato voluto così. E sto proprio imparando ad accettarmi per come sono, senza arrabbiarmi per la fatica

Il seme fiorito per vent’anni C osa c’è di diverso in una domenica passata a festeggiare vent’anni di matrimonio? Gli sposi. Lui, Manuel, nel suo vestito più elegante, diritto, in piedi davanti al banco drappeggiato di rosso; lei, Morena, non può stare in piedi a fianco di suomarito. È in una carrozzina-letto perché una malattia la co- stringe in quella posizione e a non rendersi conto perfettamente di cosa sta succedendo intorno a lei. Sono lì, davanti al Signore a riconfermare quell’amore che si sono promessi vent’anni prima con una dignità che ha lasciato tutti i presenti senza parole, ma con in cuore una gioia per la loro testimonianza. In quel mo- mento mi sono sentita “piccola piccola” e ho chiesto perdono al Signore per tutte le volte che la mia impa- zienza aveva permesso al mio essere di dare sfogo all’istintività e quindi di arrabbiarmi perché ciò che pre- tendevo non veniva realizzato. Nello stesso tempo ho ringraziato il Signore perché attraverso di loro avevo vissuto un momento di vera testimonianza. Il seme che il Signore ha posto nella loro vita sta germoglian- do nel cuore di ciascuno di noi. Nel biglietto di ringraziamento che hanno donato c’è scritto: «Tutto parla di Lui». È vero, il Signore in questo particolare momento ha parlato ai nostri cuori e, come sempre ci ri- corda don Carrón: «Il testimone ci mostra una reale possibilità di vivere le circostanze in cui siamo chia- mati» comunicandoci «la bellezza dell’appartenenza a Cristo» che porta il fascino di una umanità diversa e perciò un lavoro, un cammino verso l’origine nascosta di quella «diversità umana». Marina, Pieve Emanuele (Milano)

NOVEMBRE 2009 11

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