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LETTERE

DONGIANCARLO: UN PADRE PER TANTI C ari amici, vorrei condividere l’esperienza che ho vissuto in- sieme agli amici della comunità di Rimini, nei giorni dellamorte di don Giancarlo. Nelle ultime settimane la discrezione e la situazione oggettiva avevano stretto il giro delle persone che andavano a salutarlo, ma sabato, il giorno prima della morte, siamo «riusciti a farlo morire in mezzo alla gente»: è bastato qualche sms perché la sede di Cl, adiacente alla casa, si riempisse di persone che hanno reci- tato il Rosario fino a sera inoltrata. Poi tutti hanno cominciato a salire alla sua camera per salutarlo. E c’erano le persone più diverse: giovani, adulti, sacerdoti, ciellini e vecchi amici, am- ministratori pubblici. Domenica mattina, poco prima che morisse, è venuto il nostroVescovo, le cui visite, nelle settimane precedenti, erano state affettuose e frequenti. Don Giancarlo è morto domenica 4 otto- bre. In quei giorni abbiamo dovuto fare i conti con tanti sentimenti ed ab- biamo dovuto giudicarli per non soc- combere alla confusione delle emo- zioni, dei ricordi. Un’ evidenza è balzata subito agli occhi: don Gian- carlo, in questi più di cinquat’anni in

remmo mai immaginati. Ci siamo scoperti più essenziali, più tesi al- l’ideale, più appassionati al bene, più capaci di vedere e di valorizzare ciò che c’è di positivo negli altri. Nean- che per un istante ci siamo sentiti or- fani o smarriti, perché vedevamo da- vanti ai nostri occhi riaccadere la compagnia di Cristo che nel corso degli anni ci aveva preso e che ora si rendeva evidente nel miracolo della nostra unità. Al funerale c’erano mi- gliaia di persone, le attestazioni di af- fetto e di amicizia sono state tantis- sime, ma la cosa che più ci ha colpito è stata la presenza dei vecchi amici, quelli che se ne sono andati da tempo, e che erano lì con una nostalgia strug- gente. Tanti ancora sarebbero i fatti da raccontare: i ragazzi, alunni ed ex alunni delle scuole della Karis cui don Giancarlo aveva dedicato tanta parte della sua passione educativa, che lo hanno portato a spalla, i canti che per più di due ore hanno riecheg- giato nel piccolo cimitero dove è stato sepolto, quelle parole di una canzone che a lui era sempre piaciuta («noi siamo quelli che possono restare sul- l’orlo dellamorte in piena luce»), che lo hanno accompagnato all’uscita dalla cattedrale. Oggi possiamo solo domandare di essere veramente figli di un’esperienza incontrata e non eredi di un ricordo. Emilia, Rimini

cui è stato prete a Rimini, è stato pa- dre per migliaia di persone. Dopo il suo incontro con il movimento, è stato la circostanza dell’incontro con Cristo attraverso il carisma di Gius- sani perme come permoltissime per- sone. Quello che oggi di lui è pre- sente, più forte del dolore, della nostalgia, dei ricordi, è il rapporto con Cristo al quale ci ha introdotto e che ci ha testimoniato. La sua morte è stata una provocazione e un invito potente a fissare con più intensità gli occhi in Cristo. Questa posizione dello sguardo ci ha fatto vivere un’esperienza di unità tra noi, e anche con i suoi famigliari, che non ci sa-

«Adesso potremmo andare tutti a casa» C arissimo don Julián, ogni volta che si deve affrontare un gesto impegnativo come la Giornata d’inizio o gli Esercizi vengo pre- sa da una sorta di disagio perché l’età che avanza mi fa sentire tutta la fatica e il peso di questi raduni. Ma sempre mi ritorna alla mente la Giornata di inzio del ’93. Ero di ritorno dal Brasile dove ero stata per l’adozione di mio figlio; avevo incontrato il movimento di San Paolo e tutti mi dicevano: «Fortunata te che tornando vedrai donGius- sani». Arrivati aMilano e compiuto il lungo rito del riempimento del Palatrussardi, arriva don Giussani, si canta Discendi Santo Spirito e lui prende la parola e dice: «Adesso potremmo andare tutti a casa, per- ché il gesto c’è già tutto, è già compiuto».Allora capii che il radunarsi della Chiesa è come un sacramento e ha in sé tutta la grazia che ci ser- ve per continuare il nostro cammino. Claudia, Treviglio (Bergamo)

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NOVEMBRE 2009

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