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Berlino

Tedeschi in festa subito dopo l’apertura del Muro, avvenuta il 9 novembre 1989.

piazza: «Come m’è capitato nel 1988 aLeningrado.Pensavodi vedereunmi- racolo: una trentina di persone, al tramonto, in unamanifestazione non organizzatadall’alto.Ma ilmalcontento si esprimeva anche in modi più terra terra».Quali? «Prenda le barzellette dif- fuse tra la gente: erano sempre più cru- deli...». Un esempio? «AMosca c’è una coda sterminata per comprare vodka e la gente dà la colpa al regime.Un ra- gazzo, a un certo punto, decide: “Ba- sta, vado al Cremlino e ammazzo Gorbaciov!”. Torna dopo un po’: »

trambi vivevanonella stessa città e po- tevano guardare lo stesso cielo. «Che dovesse succedere qualcosa da un giorno all’altro, quindi, era nel- l’aria: la gente non ce la faceva più e or- mai criticava anche in pubblico il po- tere, che tra l’altro aveva proibito gli al- colici...». Sono tante piccole crepe nel monolite: compaiono pubblicazioni prima clandestine (come alcuni capi- toli di Arcipelago Gulag , il capolavoro di Aleksandr Solženicyn, usciti nel- l’estate ’89 suunaprestigiosa rivista rus- sa), addirittura qualcuno scende in

guardato con timore e invidia, e nes- suno ti parlava. Berlino Est era terri- ficante: poca gente in giro, facce cupe, un silenzio di paura...Avevi l’impres- sione che tutti fossero dietro le finestre a spiarti».Un’impressione accentuata dal fatto che, in fondo, tutto ciò avve- niva appena svoltato l’angolo: «Non fa- cevi in tempo a prepararti: una fermata di metro, passaporto, e finivi nell’or- rore. Da un mondo a un altro». Non a migliaia di chilometri di distanza, come la Siberia: a Berlinounmuro di- videva il padre dalla figlia, quando en-

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