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NEL CARCERE DI PADOVA UNA GIORNATA...

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carcere. «All’inizio erano guardin- ghi.Non sarebbe rientratonel loro cur- riculumcarcerario.A cosa poteva ser- vire?Gli abbiamochiestodi starci.Enoi con loro. Ci giochiamo tutto. Per me è stato come il riaccadere di quell’in- contro avvenuto tanti anni fa. Èun ge- sto di una purità essenziale. Adesso a pranzo fatti raccontare. Sono in dodi- ci a farla».Ora comincio a intuire: un Avvenimento che cambia. Ore 13.Mangiamo inuna salettadie- tro i padiglioni.Butto la domanda:ma allora cosa è cambiato?Marino è il pri- mo a rispondere: «Io sono cambiato. Il 5 giugno in carcere sono venuti i fra- ti a celebrare lamessaper la festadi san- t’Antonio. In quell’occasione ho co- nosciutodonLucio.Ho chiestodi con- fessarmi. L’ultima volta era statododici anni prima: avevo raccontato solo bugie.Questa volta avevo fattopace.Ho pianto tutta la messa. È stata la Scuo- la di comunità.Vedi, è un luogo in cui puoi parlare, sei come in famiglia. Cosa che non accade in carcere. Non devi trarre soluzioni.Chiedi. Ioho im- parato a chiedere non solo le cosema- teriali, ma qualcosa di più. Ad esem- pio, chiedo come indicare la strada ai miei figli. Prego per loro. Chiedi e ba- sta. E le risposte sono superiori alle aspettative». «A Scuola di comunità puoi parlare perché non sei giudica- to - interviene Franco -. In carcere tu sei visto da tutti - detenuti e guardie - solo e soltanto per il reato che hai commesso. Nel bene e nel male. Ri- mani quello per sempre. Noi siamo cambiati. Capisci: noi siamo una pic- cola comunità». L’ ULTIMOCOMUNISTA . Noto in fondoalla tavola Salvatore, anche lui è cambiato: meno arrabbiato, teso. Glielo dico e chiedo dei suoi esami universitari. «Sono fermo. In cella adesso siamo in tre, ed è difficile studiare.Grazie per il complimento, comunque. Vedi, a Scuoladi comunità siamo sinceri, in se- zione sei incastratonella tua parte.Qui seimessodi fronte alla realtà, come po-

Nel call center, dove si gestiscono le prenotazioni per conto dell’Azienda ospedaliera.

ter parlare del tuo reato. È diverso af- frontare il proprio errore con loro.Co- mincio ad accettare lamia situazione. Di più: io posso costruire la mia vita qua dentro. Questo è stato possibile perché ho incontratodelle persone che mi hanno fatto capire cosa è il bene e cosa è ilmale.Aquel puntouno fa il pa- ragone con la propria vita. Come quando è venuta Rose Busingye ( l’in- fermiera ugandese che segue i malati di Aids aKampala ; ndr ) a trovarci».Rose? «Èvenuta il 14 agosto»,mi diceAndrea. Ha spiazzato tutti.«Ame ricordavaMa- dre Teresa», sussurra Bledar, l’albane- se: «Marino,AlbertoeFrancoattraverso di lei hanno fatto un’adozione a di- stanza di tre gemellini africani.Anche io ne ho chiesto uno». Mentre parliamo un detenuto con discrezione sparecchia, guarda che nonmanchi nulla in tavola. «È Zaha- riev, l’ultimo“vero”comunista bulga- ro - spiega Nicola -. Si definisce ateo, ma sta sempre con noi.Ci vuole bene. Oggi è felice di essere qui».Lo vedo sul- la soglia della porta, gli occhi azzurri sgranati. Non perde una sillaba. «La Scuola è stata un’opportunità - conti- nua Marino -. All’inizio eravamo cu-

riosi. Poi abbiamo capito che si pote- vaparlare con sincerità.Equesto ti por- ta adavvicinarti aDio.Parliamodi cose reali che ti portano a Cristo». «A me però spiace per gli altri che stanno male...», commenta Alberto. «Senti, adesso guardo a me», lo interrompe Franco: «Guardo in faccia la realtà. Se sto bene io posso aiutare gli altri. Come ha detto Rose: se tu cambi poi, come Dio vorrà, cambierà il mondo. La partita è sempre aperta».DiceMax: «Io ringrazio Dio per la Scuola di co- munità. Mi rallegra il cuore. È la pri- ma volta che faccio un’esperienza del genere e sono cristiano da più di qua- rant’anni. Dio è presente quando ci in- contriamo, questo lo dice donLuigi ( il cappellano del carcere ; ndr ), qualcosa si sta muovendo tra di noi. Dio è nella mia vita, non solo nella Bibbia. Perme si è aperto un orizzonte nuovo. Que- sto mi lascia più libero perché Dio fa quello che deve fare». Si riparla del Meeting. Amin ha partecipato per la prima volta. Ed era anche la prima uscita dal carcere. «Ero sconvolto. Io sonomusulmano e pro- prio inquei giorni iniziava il Ramadan. Ho chiamatomiamadre per chie- »

NOVEMBRE 2009 51

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