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NEL CARCERE DI PADOVA UNA GIORNATA...

Detenuti in semilibertà al centro Albino Luciani. Sotto, al lavoro.

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glio che incontri i detenuti che in se- milibertà escono tutti i giorni per an- dare a lavorare in aziende gestite sempre dal consorzio Rebus.Vivono in una sezione a parte nel carcere»,mi dice Nicola. Ci vediamo al centro congressi Al- bino Luciani a Padova. Alvarez da sei mesi lavora allamanutenzione del ver- de. «Appena sono entrato in semili- bertà ho chiesto a Nicola dove pote- vo continuare a fare Scuola di comu- nità. Di iscrivermi. Non ne posso fare a meno. Io non ho mai lavorato, solo ora capisco i sacrifici dei miei ge- nitori. Ho finito di piangermi addos- so. So che devo pagare,ma il mio de- bito non finirò mai di scontarlo. Ho imparato a essere umile. Tutto è cam- biato con questi amici.Me ne sono ac- corto una sera che ero davanti alla fi- nestra e ho cominciato a recitare il Pa- dre nostro ».Alvarez è stato alMeeting sia l’anno prima che quest’anno. «Mi ha stupito che non si fossero dimen- ticati di me». Con lui c’era anche Maurizio che lavora nella ristorazio-

ne: «La prima volta al Meeting mi ha spiazzato. Mi sono accorto che io non avevo rapporti.Quando sono tor- nato in carcere ho pianto. Ho pianto mentre lavavo le pentole.Non lo ave- vo fatto nemmeno il giorno della sentenza in tribunale. A un certo puntomi sono detto:ma come ho fat- to a fare tantomale? In carcere ho in- contrato qualcuno che crede in me. Quindi Dio esiste. Mi sono fermato allo stop e adesso è Lui il mio autista». Ridiamo.Wu Ye ha finito di scontare la pena.Ora è libero.Ma è rimasto con questi amici. «Quando sono entrato in carcere pensavo di non avere più al- cuna speranza. Tutto finito. E invece al Due Palazzi è cambiato tutto. Loro si sono dati da fare affinché non fos- si estradato inCina.Che significava per me la pena di morte.Mi sono chiesto: perché mi aiutano? È Gesù che me li ha fatti incontrare.Allora hodeciso:mi faccio battezzare».Che nome hai scel- to, Wu Ye? «Andrea». Bledar eWuYe. Giovanni eAndrea. Come i primi apostoli.

derle cosa fare.Mi ha risposto che potevo posticiparlo di una settimana. A un certo punto vedendo tutta quel- la gentemi sono chiesto: come ho po- tuto commettere così tanti reati?». Giovannimi fa segni con lamano: «Lo sai che sono diventato nonno? Porta il mio stessonome.Una cosa vogliodir- telaanche io: iononhomai pregatoDio emi hamandatoquestepersone chemi vogliono bene. Io vado a Scuola di co- munità perchémi piace. Io avevo scel- to di stare nella “fratellanza” della ca- morra e ho ricevuto solomale.La“fra- tellanza” di Cl, perché io sonodelmo- vimento, mi è capitata e mi è venuto solo bene».Davide ha ancora la faccia scura. «Perme è stato solounannodif- ficile. Mi sono chiuso». E Francesco: «Deve scattare la scintilla». «L’iniziati- va è di Dio», conclude Marino. «P ERCHÉ MI AIUTANO ?». È tardi. De- vono tornare, chi in cella, chi al pro- prio lavoro. La cena è alle 16,30 in car- cere. Alle 20,00 c’è la chiusura totale. A uno a unomi salutano. «Vieni, vo-

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