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Giorgio incontra don Giussani per la prima volta. La passione per Cristo e per gli uo- mini determina la personalità di don Giorgio quando, nel 1970, uscito dal seminario, dopo una breve espe- rienza di vicerettore al Collegio San Carlo, viene destinato come coadiu- tore nella parrocchia di Santa Maria alla Fontana, a Milano. Anche qui, i segni della crisi del ’68 sono evidenti: l’oratorio è sguarnito, rimane solo una piccola comunità giovanile che presto si squaglia. «H O RICOMINCIATODAI RAGAZZI ». Ma don Giorgio non demorde: «Ho ri- cominciato dai ragazzini, facendo funzionare l’oratorio in un certo modo. Ero lì tutti i giorni e facevo io tutto, giochi comuni, il canto, la pre- ghiera tutti i giorni, e vedevo che i ra- gazzini si entusiasmavano». Ben pre- sto don Giorgio si rende conto che l’attività in oratorio non basta, per- ché il cuore della vita di questi ragazzi rimane la scuola. Così, nel ’72, inizia a insegnare al liceo Cremona dove, grazie ad altri insegnanti, come la mamma dei Canetta e Massimo Cenci, nasce una comunità del mo- vimento, mentre i ragazzi dell’orato- rio creano comunità nelle loro ri- spettive scuole. Sono nomi noti di ragazzi oggi adulti: Luciano Riboldi, Edoardo Bressan, Franca Rava, Edo Barbieri, Marco Artoni, Danilo Vi- smara, Guido Negri, Antonio Si- mone, Luigi Amicone: i primi di un’infinità di altri. «Adagio adagio, la Casa della Gioventù della Fontana è diventata la sede di Gs di tutta quella zona e qui i ragazzi venivano a fare i compiti. Avevamo creato anche un luogo, “La cappellina”, dove le mamme venivano a far da mangiare per tutti... Io ero lì tutto il giorno, implicato con la vita di quelli lì. Mi chiamavano, mi chiedevano consi- glio, mi facevano vedere le cose...». Lì va a mangiare anche il nascente Clu. Don Giorgio non partecipa »

tutto, ano»

Don Giorgio Pontiggia insieme ai “suoi” ragazzi; storica guida di Gs, ex rettore dell’Istituto Sacro Cuore di Milano e tra i responsabili di Cl, don Giorgio è morto il 19 ottobre scorso.

la straordinaria capacità di destare in tutti, soprattutto nei giovani, questo ardente desiderio. Nello stesso tempo non desisteva dall’essere di continuo pungolo alla libertà perché ci si assu- messe fino in fondo la responsabili- tà personale e comunitaria del dono della fede». È a un incontro organiz- zato da Peretti per i seminaristi che gravitano attorno al movimento che

guono il movimento, il “Gruppo di comunione”, con Giacomo Tantardi- ni, Carlo D’Imporzano, Giacomo Martinelli, Pietro Spreafico, che si uni- sce presto al gruppo“Ukamba” a cui aderiscono Luigi Negri,Mario Peret- ti, Angelo Scola. Nasce un’esperienza esaltante che il cardinal Scola ha ri- cordato nel messaggio inviato per la sua morte: «Don Giorgio possedeva

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