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VITA DI CL

DON GIORGIO PONTIGGIA

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alle cene,ma si affaccia all’inizio o alla fine: don Giussani, in quella pa- ternità che crescerà ogni giorno per tutta la vita, gli chiede di correggere, di consigliare.Anche i ragazzi del Clu lì presenti hannomodo di conoscere il suo temperamento « in apparenza autoritario, in realtà paternamente affettuoso», come ha detto il cardi- nale Tettamanzi, tale da mostrare, come dice ancora Carrón, «che essere cristiani significa essere uomini, senza censurare o dimenticare nulla». E questa è una cosa a cui molti adulti non poterono rimanere indif- ferenti: «Allora i Meregalli, i Negri, i Tagliazucchi, gli Amati, i Piccarolo, i Giannattasio, si sono aggiunti, anche perché questo richiamava la loro esperienza giovanile; i loro figli non erano mai stati così contenti e così impegnati col cristianesimo». Na- scono addirittura alcune opere: il consultorio, il centro culturale Cam- ponuovo, una cooperativa di con- sumo, la sede per Gs, comprata con una sottoscrizione degli adulti. G LI ANNI DI G S . Don Giussani segue con attenzione l’esperienza della Fon- tana e nel ’78 propone a don Giorgio di assumersi la responsabilità di tutta Gs milanese - che diventerà, in se- guito, nazionale - perché, vedendo i “suoi”all’università, si accorge che «si muovono in modo diverso». Questa responsabilità, condivisa per anni con Elena Ugolini, per donGiorgio signi- ficherà da lì fino alla fine, innanzitutto, una implicazione personale: «L’unica cosa che mi muove a stare con i gio- vani è il pensiero che quelli lì sono in cammino come me, sono parte di me, abbiamo lo stesso destino». Ed è con questo spirito che nel 1984 accetta la proposta di Paolo Sciumè e don Carlo D’Imporzano, insieme a don Giussani, di guidare il nascente Sacro Cuore: «Ho accettato, anche se non sapevo neanche cos’era una scuola, sapevo solo cos’era il liceo Cremona». Non è una decisione da

tempo, come rettore, edifica la scuola. Non basta assicurare un buon livello didattico e morale, come inmolte al- tre scuole cattoliche, perché «la vera al- ternativa è se l’educazione deve essere svolta attraverso una presenza o se l’opera educativa deve essere svolta da un’istituzione. Allora io non voglio che la scuola educhi; io voglio che la scuola permetta che un uomo possa educarsi». Perciò fa di tutto perché il Sacro Cuore non diventi “la scuola confessionale di Cl”: la genialità del ca- risma deve essere innanzitutto una

poco quella di lasciare una realtà così significativa come quella della Fon- tana, ma don Giorgio comincia l’av- ventura del Sacro Cuore, ancora una volta mosso dalla passione alla vita del singolo ragazzo. Ogni mattina è presente all’ingresso per poter guar- dare in faccia tutti gli studenti; ogni giorno è pronto ad ascoltarli e a coin- volgersi con i loro problemi.Ne nasce una simpatia profonda, e non si con- tano quelli che raccontano: «Al Sacro Cuore don Giorgio mi ha fatto di- ventare un uomo». Nello stesso

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OTTOBRE 2009

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