11-2009.compressed

VITA DI CL

POLONIA

dove, invece,moriva», diceZofiamen- tre usciamodalla taverna.Ti pare di re- spirarlo per le strade polacche questo spirito segnatoper sempredalla sua sto- ria. Vie buie e silenziose, da coprifuo- co, e le luci caldissime alle finestre dellecase.Tantopiù intense le luci quan- to più scuro e freddo è il buio fuori. Inqueste stradedi pietradi Ś widnica c’era il quartiere sovietico. Qui abita- va l’Armata Rossa. E qui oggi c’è l’asi- lo della fondazione Ut unum sint . Ospita i bambini delle famiglie piùpo- vere della città e alcuni orfani. È come una baita.Pensata per loro inogni det- taglio. I ricami alle finestre, le sediemi- nuscole e gli armadietti dipinti. I pic- coli che vengono da case senza elettri- cità fanno colazione in compagnia di un elegante pianoforte a coda. Danu- ta è la responsabile tuttofare.La sua vita ha preso forma insieme a quest’opera di caritativa.Aveva sedici anni quando il giorno della festa di san Nicola, per la gratitudine dell’incontro col cristia- nesimo, portò coi suoi amici dei rega- li ai bambini più bisognosi. Non li ha più lasciati, èdiventata loro sorella,ma- dre e nonna.Oggi all’asilo ci sono i fi- gli di quei primi bambini.Li prende con sé alla mattina fino a sera, li fa battez- zare e li tira grandi.Al pomeriggio in- vece c’è il doposcuolaper i ragazzi,epoi corsi di lingua, laboratori, sport. Ora dalla Ut unum sint è nata a Zdzieszowice, vicino aOpole, un’altra opera educativa,la Otwarte serce (Cuo- re aperto), che ha dato vita a un do- poscuola. «Niente di tuttoquesto ci sa- rebbe», diceDanuta, «senza l’amicizia chemi sostiene.Nonpotrei nemmeno pensare di farlo.Unopuò essere anche moltobravonel fare le cose,ma da solo si consuma». È la stessa cosa che il giorno prima ti sei sentitadireda Jacek: 35anni,fa il co- struttore edile aWrocław. È da lui che sta nascendo laCompagnia delleOpe- re polacca. Da lui e da un suo “falli- mento”professionale.Quest’anno la sua ditta aveva tra lemani unprogetto im- portante, la costruzionedello stadio »

fupropriouna visita del Papa, nel giu- gnodel ’79, a «segnare l’iniziodella ca- duta della Cortina di ferro», come dice l’arcivescovo di Cracovia, il cardi- nale StanislawDziwisz, allora segreta- riopersonaledel pontefice: «Il crollodel Muro è cominciato lì, non a Berlino!». P IÙGRANDEDELLOSTADIO . Poi,però, ri- conquistata la libertà, «siamodiventa- ti più preoccupati di possedere che di essere»,continuadon Józef.Oggi inPo- lonia fa discutere il caso di una donna che ha chiesto di abortire perché ri- schiavadi perdere la vista.Nongli è sta- to permesso e ha fatto ricorso (vin- cendolo) allaCorte di Strasburgo. Sua figlia, di 9 anni, assiste a tutto questo. La vitaOltrecortina era fatta di una se- parazione netta tra verità emenzogna. «Nessuno aveva dubbi suquale fosse lo spazio dove l’uomo poteva esistere e

la in cui i ragazzi come vostropadre vi- vevano in Italia. E da cui lui si è salva- to seguendo il cristianesimo.Quel che accadeva là, ora accade qui». I più grandi intorno al tavolohanno vissuto lo stato di guerra di Jaruzelski, la sospensione dei diritti civili, la cen- sura.Ma ora sonopreoccupati per l’af- frontodella vita che avanza. «Oggi ven- gono messe in discussione cose da sempre indiscutibili. Qualche anno fa non era nemmeno immaginabile». Eppure i segni c’erano già nel ‘91, quando nel suo viaggio inPolonia, al- l’areoporto di Radom,Giovanni Pao- lo II parlòmolto duramente del quin- to comandamento e dell’aborto. Eper la prima volta venne criticato.Non ca- pirono perché alzasse la voce proprio in Polonia. «Invece lui si rendeva con- todel pericolo.Etornò inVaticanomol- torattristato»,ricordadonJózef.Eppure

NOVEMBRE 2009 69

Made with FlippingBook - Online catalogs