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VITA DI CL

POLONIA

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per gli Europei del 2012. Il lavoro è partito bene, poi sono iniziate le com- plicazioni. Finoalladecisionedi ritirarsi. «Èmancata l’unità.Nemmenounosco- po grande e bello come lo stadio è ca- pace di tenere insieme. Per me restava una sconfitta e sono entrato incrisi».Lì è accaduto che i suoi amici gli dicesse- ro una cosa semplice e rivoluzionaria. «Che io sono più grande del progetto dello stadio».Ha convocato i suoi col- laboratori con in testa queste parole. «Quel giorno mi hanno detto che era la prima volta nella vita che affronta- vano il lavoro così. Io ho potuto vede- re che quello che mi fa crescere non è il lavoro in sé, ma la possibilità di co- noscere lamia consistenzanelle cose che accadono. Quello che mi ha salvato è stato il giudizio. E questo giudizio si è realizzato in compagnia». Così, intor- no a questo tavolo di legno massiccio davanti alle tazze fumanti, la CdO, la fondazione, l’asilo, si rimettono al loro posto. «Sono solouna conseguenza,un aiuto»,dicedon JurekKrawczyk.È il re- sponsabile delmovimento inPolonia, che oggi conta comunità inmolte cit- tà, da Nord a Sud. «Niente basta se manca il mio “io”. Non importa cosa faccio,il problema è chi compie laman- canza chemi portodentro.Noi tutti ab- biamobisognodi ungrande aiuto,il la- voro che ci viene proposto sul giudizio. Mene rendocontoperchéultimamente nellamia vita è stato tutto capovolto». Dopo 22 anni di sacerdozio e 13 da parroco è dovuto tornare in semina- rio. È padre spirituale aOpole. «Potrei pensare sia solo il cambio della man- sione, ma è chiaro cheDiomi sta par- lando. Mi sta educando tramite i fat- ti, mi spoglia di tutto per farmi vede- re di cosa ho bisogno». E dopo ven- t’anni capisce quello che gli disse don Ricci davanti allo storico incontro traGorba ciov e papaWojtyla. «Per voi è finita la lotta feroce. Ora vi rag- giungerà la cultura senza Dio. Vi smarrirete, se non sarete insieme e se non vi lascerete educare». E pensa alla telefonata che ha appena ricevuto da

Una Scuola di comunità a Swidnica, nel 1997. ´

una coppia ucraina, venuta in Polonia proprio perché cattolica. Lavorano in una fattoria, quando la domenica si fermano per andare a messa tutti li deridono: «Mi hanno chiesto dov’è fi- nita la Polonia». Jacek dice che lui la ritrova al santuariodi JasnaGóra.Dove c’è sempre una gran folla. «Quandoho visto ragazzi da tutto il Paese andare lì a pregare, mi sono detto che la Po- lonia non è finita». E ti vengono in mente le parole del cardinale Dziwisz davanti agli universitari in pellegri- naggio a Cz ę stochowa: «Siete la rea- lizzazione delle parole di Giovanni Paolo II: “Non abbiate paura, aprite, anzi spalancate le porte a Cristo”». I LMANTODELLA V ERGINE . Anche oggi è così, la chiesa di Jasna Góra è strapie- na. La calca è silenziosa, i cappotti pe- santi e le sciarpe, tutti in ginocchio, a lungo.Unpopolo in cui inginocchiar- si è familiare come sedersi. Tra le teste

chine c’èquellabiondissimadiAnnette. Tedesca, è venuta in Polonia quindici anni fa per seguire il maritoWojciech, sindacodi Ś widnica.Oggi sonoqui in- siemeper laGiornatadi inizioanno.Ma ieriAnnetteha ricevuto la telefonatadel- la madre: suo padre, malato, si è im- provvisamente aggravato. «Volevopar- tire subitoperHeidelberg, invece sono venutaqui.Pregare eoffrire tutta lapau- ra è la cosa più importante per loro e perme».Èvenutaper fidarsi diDio.Tra- ballando sul pullmannelle campagne, ti lasci alle spalle Cz ę stochowa, il colle e il manto di questa Vergine Nera che custodisceda sempre la veritàdello spi- rito polacco, e pensi alle parole di don Ricci: «Sevi lascerete educare,sareteuna roccaforte per la Polonia». Vorresti averla davanti agli occhi subito, questa roccaforte.Appena tornati a Ś widnica, Annette entra incasa e telefona allama- dre. La sente serena, confortata, «non ha più paura della morte che sta arri- vando:mi ha raccontatodi aver vissu- touna giornata piena di amore e di af- fetto con mio padre». Lui che i giorni scorsi non riusciva nemmeno a parla- re, oggi davanti al prete ha cantato l’in- no allo Spirito Santo. «Questo è opera di Dio», dice Annette. «Dio mi ri- sponde e mi libera quandomi conse- gno a Lui».

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T .it APPROFONDIMENTI

«L’Est dopo la svolta e noi», intervista a don Giussani ( La Nuova Europa , 1992) «Nella Chiesa per l’unità», intervista a don Giussani e padre Blachnicki, di Luce e Vita ( L’Ordine , 1981)

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NOVEMBRE 2009

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