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ula di una presenza Quarant’anni fa, in un pamphlet , compariva per la prima volta il nome che avrebbe preso il Movimento. Con il

sociologo FRANCESCO ALBERONI ripercorriamo il significato della «rivoluzione innescata da don Giussani». Anche nell’uso delle parole

DI C ARLO D IGNOLA

Una manifestazione alla Statale di Milano, 1969.

lo del nostro compito», disse. Lo considerava «la formula più precisa» dal punto di vista operativo (non teorico!) e dis- se subito anche che era valida non solo all’interno della realtà universitaria, «ma per qualsiasi

diceva che Comunione e Li- berazione era «realmente la formula definitiva del nostro essere presenti nel mondo». Francesco Alberoni , stu- dioso dei movimenti colletti- vi, sociologomolto attento an-

dentesco.Quell’autunno stamparono un“quartino”e lo intestarono con due parole: «Comunione e Liberazione». Giussani si accorse subito della no- vità: nel maggio successivo «per ben due volte» - racconta Camisasca - du- rante la Scuola di comunione raccol- se e brandì quel nome, esprimendo subito un giudizio chiaro, quasi in- credibile a rileggerlo oggi: «Comu- nione e Liberazione: questo è il tito-

tipo di azione». Alla Giornata d’ini- zio anno dell’ottobre 1970 - era pas- satomeno di un anno dall’uscita del “quartino” di Bertazzi - Giussani già

che alle variazioni della lingua, non ha dubbi che nell’accostamento di quel- le due parole ci fosse, da un lato, tut- to il clima di quegli anni “movi- »

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