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I “40 ANNI” DI CL LA NOSTRA STORIA

mente comprensibili, ma quando sono fra di loro esiste un insieme di pa- role, di associazioni mentali, di riferi- menti, di simboli in cui si riconosco- no. Comunione e Liberazione, poi, non è solo un gruppo che condivide certe idee,ma è una comunità, che vive in un modo preciso. È una struttura forte. Questo è il capolavoro di don Giussani, l’energia con cui ha saputo dirottare dal grande flusso rivoluzio- nario di quel momento storico un gruppo altrettanto rivoluzionario.Ne ha assunto in prima persona le redi- ni, gli ha dato il suo linguaggio e poi i suggerimenti normativo-organiz- zativi che hanno costruito un grande edificio, che hanno fattodi Cl un grup- po con una struttura, i propri rituali, le proprie idee di ammissione e di esclusione.Cl è più di un partito,mol- to più forte di un partito. D’altra parte, se non fosse stata una struttu- ra così forte l’avrebbero sfasciata. Qualche anno faPaoloMieli, chenel ’69 stava“dall’altra parte della bar- ricata”, riconobbe che Cl è l’unico gruppodi quegli anni che esista an- cora oggi. Cl era molto più forte di tutte le altre formule - ricordo benissimo d’aver- lo intuito subito - come i vari lavo- ratori per il socialismo, partiti prole- tari, gruppuscoli alla sinistra del Pci e“autonomie” varie. La più solida di quelle formazioni, che era Lotta con- tinua, in pratica nel ’76 si era già di- strutta al congresso di Rimini; gli al- tri sono stati trascinati dall’operaismo, dall’autunno sindacale. Cl, invece, è andata per la sua strada con il suo lea- der. Un grande leader, che in qualche modo è stato fondatore di... un ordi- ne, direi. Di fatto Cl è un ordine. Non in senso canonico, evidentemente,ma dal punto di vistamio, che vedo le cose con lo sguardo del sociologo, corri- sponde a un ordine. Un po’ come i francescani, i domenicani quando sono nati, prima che venissero isti- tuzionalizzati.

Sta dicendo che donGiussani, cam- biando i termini del discorso che si andava facendo nel ’68, investendo certe parole di un respirodiverso,ha innescato una sua piccola rivolu- zione? “Piccola” non direi. Giussani ha co- struito un linguaggio con cui tiene le- gati i suoi e li distingue dagli altri. Io non ricordo nessuna esperienza con un imprinting linguistico così forte. Può essere anche un limite... Sto esagerando un po’, per farmi ca- pire: in realtà i ciellini sono perfetta-

stando sul pianodell’analisi sociale? Ha avuto subito un’accortezza: quel- la di dare un linguaggio al suomovi- mento. Il suo linguaggio. Mentre i marxisti utilizzavano le parole di Le- nin, di Marcuse, e lo facevano piut- tosto confusamente, Giussani è riu- scito in un’operazione straordina- ria, con i suoi discorsi e i suoi libri ha dato un imprinting linguistico ai ra- gazzi che lo hanno seguito, che han- no iniziato subito a parlare una lingua diversa da quella degli altri. La gente di Cl non parla come tutti, parla come parlava don Giussani. Al pun- to che, a volte, è difficile all’esterno ca- pire cosa dice. Se uno prende in mano un libro di don Giussani, uno che non l’hamai letto, fa una certa fa- tica, perché pone delle associazioni, lo- giche e linguistiche, inusuali.

APPROFONDIMENTI L’opuscolo Comunione e Liberazione pubblicato nel novembre 1969. su www.tracce.it

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NOVEMBRE 2009 75

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