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MOVIMENTO

RECANATI Guide di Bellezza, imitando Leopardi

MOMENTI CLU

Altis. Primi passi di un (insolito)manipolodi amici C i sono Luca eThiago, da Padova e San Paolo del Brasile, di 23 e 25

N el settembre 2003, per i 25 anni di Comunione e Liberazione a Reca- nati, don Giussani aveva rilanciato un compito: «Chiedete alla Madonna,Ver- gine Madre, di farvi vivere quell’estasi di speranza, come inesauribile fecon- dità, chiamati a rinnovare nel mondo con la vostra stessa vita la poesia del vo- stro e nostro Leopardi». Così gli amici della città marchigiana, «chiamati», secondo don Giussani, «alla stessa grandezza di Leopardi», hanno dato vita al vivace Centro cul- turale Péguy, che da anni si occupa so- prattutto di ridestare la passione per il genio letterario recanatese, attraverso incontri, letture e convegni. Ora è partita una proposta nuova: studio, è aperto a tutti, in prospettiva di un nuovo lavoro o anche solo per cu- riosità. «Leopardi ci interessa perché chiarisce, dettaglia, precisa che cos’è l’esigenza elementare , quel fascio di evidenze che costituiscono il cuore del- l’uomo, il suo desiderio, le sue do- mande», spiega MilenaTacconi, presi- dente del Centro. «Per farlo conoscere sempre di più, abbiamo iniziato a pro- porre visite guidate per la cittadina, alla luce del percorso fatto da Gius- sani nel libro Cara Beltà . Il testo è pro- fondamente umano: è la testimo- nianza di un uomo che nella sua scelta vocazionale ha trovato come compa- gno di strada Giacomo Leopardi». A Recanati, si visita la città, si conosce la storia e si leggono i testi. Le prenota- zioni sono numerose e arrivano da tutta Italia. Ma questo è solo l’inizio: l’agenda del Centro culturale recana- tese è intensa e tutta all’insegna della Bellezza. Linda Stroppa un corso di forma- zione culturale per future guide turisti- che tra i luoghi più significativi della vita e della poesia di Gia- como Leopardi. Il corso, articolato in quattro incontri di

ghiera: tutta la realtà è il luogo dove avviene questo rapporto. E la Scuo- la di comunità è uno strumento che mi aiuta a vivere questo relazione». Le sue parole lasciano di sasso gli altri invitati, che iniziano a raccontare di sé. Per esempioMaged, che spiega come sia stato difficile per lui venire in Italia: da sempre abituato a pianificare tut- to prima di agire, di fronte alle tante dif- ficoltà incontrate nel nuovo Paese si sentiva smarrito. Poi ha conosciuto Si- mon, e sono diventati amici: ha iniziato a fidarsi di lui. «A cena ci diceva che ogni giorno chiedeva a Dio di proteg- gerlo e di guidarlo, e che quell’amici- zia era proprio un segno di questo», aggiunge Luca. abbiamoun esame». Eccoli, allora, il 26 settembre alla Fiera di Rho per la Giornata di inizio anno: «Per aiutarli a seguire l’incontro avevo chiesto ad al- cune mie amiche che studiano lingue di fare la traduzione simultanea in in- glese», spiega Luca. Qualchemese fa non si conosceva- no neanche, ora Luca eThiago vanno amessa con la comunità etiope. Eua- el eAbebe sono stati già dueweekend a Padova con Luca. «Nessunomi ave- va fatto guardare le circostanze come un’occasione per me», confessa Eua- el: «Ho imparato a giudicare davvero quello che vivo: prima le cose belle era- no solo una distrazione, ora le vedo come unmodo con cui Diomi chiama. Ed è cambiato anche il mio modo di pregare: se prima chiedevo che suc- cedessero cose belle, ora gli chiedo di darmi amore e pazienza per gustare quello che mi succede». Emmanuele Michela Quella sera decidono di incontrarsi ancora per laScuola di comunità.Al- l’inizio un po’ a fatica, poi sempre con più voglia e costanza: «Ora sonoEua- el eAbebe che chiedono di poterci vedere, anche semagari il giorno dopo

anni; poi Simon, del Kenya, che ne ha 30; Euael e Abebe dall’Etiopia, sulla quarantina, e infineMaged, Egitto, an- che lui di quasi 40 anni. Si sono ap- pena trovati a fare Scuola di comuni- tà, riprendendo gli appunti della Gior- nata di inizio anno, in un inglese un po’ zoppicante. «Ci incontriamo, se pos- siamo, ogni due settimane - spiega Luca - il più delle volte al Parco Sem- pione». Ma come si è formato un grup- po così vario? Per capirlo bisogna tornare a mar- zo del 2009, quandoThiago, Simon e Luca iniziano un Master in Business Administration presso Altis, un’“alta

scuola” della Cattolica di Milano; già nei primi giorni di lezione sco- prono di avere una cosa in comune: hanno conosciuto l’esperienza del Clu nelle città da cui provengono. I corsi, in- tanto, entrano nel vivo,

e i tre fanno amicizia con altri com- pagni di corso; propongono a tutti di trovarsi a recitare l’ Angelus al matti- no prima di pranzo, su idea di Simon: «Quando ero in Kenya pregavo tutti i giorni per non vedere quello che fa- cevo come un trionfo delle mie abili- tà, ma come un dono di qualcun Al- tro: voglio che anche qui sia così». «Durante una chiacchierata siamo finiti a discutere con alcuni compagni del rapporto tra fede e ragione», spiega Luca: «Proprio quello su cui stavamo lavorando a Scuola di co- munità! E così ci siamo detti: “Perché non invitarli a cena per spiegargli co- s’è questo lavoro?”». Così è succes- so. Una sera a tavola a casa di Simon sono in otto. Luca eThiago da una set- timana pensano al modomigliore per presentare la Scuola di comunità. Ma, appena la cena entra nel vivo, Simon stupisce tutti: «Ame non basta ridurre il mio rapporto con Dio alla sola pre-

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