11-2009.compressed

CHIESA

DOPO IL SINODO

nemmeno inAfrica, là dove la gente ha pochissimo.Allora ti chiedi: ma che cosa fa contento l’uomo?». Se scopri che tol- ti tutti i problemi la vita non è risolta, ti chiedi che cosa la risolve. Nel rispon- dere, Rose pensa a un volto di cui si è scoperta amica in questi giorni di Si- nodo. Rudolf Deng Majak, vescovo di Wau e presidente della Conferenza episcopale del Sudan. «Ogni volta che si parlava, ci rimandava al fatto che sen- za Dio non è possibile nulla: “Senza di Lui non faremo nulla”, ci ripeteva sem- pre». Sapendo che la regione da cui Deng viene è tra le più problematiche di tutto il Continente nero, lei si aspet- tava di incontrare una persona afflitta, frustrata.Tutt’altro. «Ci diceva che là do- v’è lui manca tutto e sorrideva». Come se i problemi rendessero più imponente il Mistero. «Non perché sia bello esse- re poveri, ma perché il punto non è to- gliere i problemi. È scoprire il significato delle cose». Lei questa possibilità ce l’ha davanti agli occhi tutti i giorni, pensa alle sue don- ne del Meeting Point. «Loro i problemi li hanno ancora tutti, ma sanno che qualcosa di grande è successo nella loro vita. Il loro cuore ha incontrato Dio. E questa è come la fine dei problemi. Per questo vanno tutti i giorni nella cava cantando». È proprio quel che ha det- to il Papa al Sinodo: «Il cristianesimo non sia una somma di idee, ma un modo di vivere. Perché il cristianesimo è carità, è amore». Terra di martiri. Alla fine dei giorni si- nodali, Benedetto XVI ha voluto fare un pranzo con i partecipanti del Sinodo. Ha voluto salutarli tutti, in gruppi da quin- dici, per abbracciarli uno ad uno. «Quando si è avvicinato l’ho ringrazia- to. Gli ho portato il saluto dellemie don- ne e lui mi ha detto: “È la terra dei mar- tiri”. Ha voluto ricordarmi la mia ap- partenenza. Ridirmi che la certezza del- la fede è arrivata fino inUganda». I San- ti Martiri di Uganda sono gli uomini che furono uccisi, tra il 1885 e il 1887, cre- denti figli dell’Africa tradizionale di- ventata cristiana. Che hanno afferma- to Dio fino alla morte. Nel salutare il Papa, Rose ha capitome- glio quel che dice don Carrón, «che l’uo- mo che appartiene grida a Dio: vedi che Benedetto XVI nella sua appartenenza grida a Dio che sia fatta la Sua volon- tà. Ed è proprio vero che un“io” in rap- porto col Mistero è capace di cambia- re tutto intorno a lui».

TESTIMONI / IL RACCONTO DI ROSE

«SENZADIONONFACCIAMONULLA, È LUI CHEPORTAAVANTI TUTTO»

Al Sinodo come uditrice, l’infermiera ugandese torna a casa portando con sé lo sguardo del Papa: «Un padre che è con noi». E spiega perché l’ha cambiata...

DI A LESSANDRA S TOPPA

S ta tornando dalle sue donne in Uganda per raccontare quel che ha visto a Roma. Ha visto la tomba di San Pietro. «Era un uomo in carne e ossa. Quell’uomo che ha visto Gesù faccia a faccia, che è stato scelto, è vissuto ed è morto, era come noi. È stato in cella con Paolo, ho visto dove sono stati ar- restati. Non avevo il dubbio, ma è sta- to rivedere che lamia fede è fondata su una cosa vera. Non su una leggenda». Rose Busingye sta tornando al Meeting Point di Kampala, dopo venti giorni di Sinodo africano. È stata invitata a par- tecipare all’assemblea come uditrice, e ora che torna a casa racconterà di Pie- tro. E soprattutto del Papa. «Ho visto un padre che è stato con noi sempre. È un padre che si siede accanto a te, non ti toglie i problemi ma ti accompagna. Da- vanti a lui so che non devo temere più nulla». Venti giorni di relazioni e di lavori di gruppo, per tutto il giorno. Dalla mat- tina alle sette di sera; una pausa per il pranzo. Ma Rose non ha mai sentito il peso delle giornate, perché non si èmai stancata di guardare papa Ratzinger. Guardarlo lemetteva il desiderio e il co- raggio di ritornare il pomeriggio, di an- dare anche il giorno dopo, e il giorno dopo ancora. «Il Papa stava lì, proprio come un padre con i suoi figli, tutti noi suoi figli. Non dimenticherò mai il suo sguardo di tenerezza». Fatta eccezione per le udienze del mercoledì, Benedetto XVI ha seguito interamente i lavori del Sinodo. E quando si assentava si sen- tiva la differenza. «La sua presenza, an- che solo il suo essere lì, mi faceva rian- dare al contenuto che ci aveva detto il primo giorno, spiegando che le cose non dipendono dalla nostra organiz- zazione». La povertà, le violenze, le politiche sul- l’immigrazione, il fondamentalismo, l’Aids, l’aborto. Con tutto quello che il

Il saluto tra il Papa e Rose, alla fine del Sinodo.

Santo Padre sentiva raccontare, nono- stante tutti i fatti gravi che venivano ri- portati e le questioni sollevate, «lui era tranquillo, mai scomposto. Si vedeva chiaramente che lui consiste in qualcosa di più grande di sé. E che per questo non ha paura. Lo vedevi certo che il va- lore di tutto non dipende da quel che facciamo, dal costruire o dal non co- struire... ma il valore sta nell’apparte- nenza alla storia della Chiesa. Con lui vedi che il cristianesimo non dipende dall’organizzazione o dalle condizioni, perché c’è Qualcuno che lo porta avan- ti». Il lavoro dell’assemblea sinodale «è stato utile innanzitutto per capire que- sto: non c’è dramma o problema che possa fermare il cristianesimo. Il Mi- stero non è impedito da nulla, Lui opera». L’uomo europeo. Alla mattina Rose usciva di casa alle sette, fino alle sette di sera. La pausa andava dall’ora di pranzo alle quattro del pomeriggio. Camminando per Roma, ha capito an- cora di più i contenuti del Sinodo. «Ho pensato che il problema che c’è in Africa è il problema che c’è in Europa: è il problema dell’uomo europeo, la mancanza di fede.Vedi la gente per stra- da, la incontri nei negozi e tanti sono così tristi. Hanno tutto, eppure sono tri- sti. Con certe facce che io non vedo

NOVEMBRE 2009 83

Made with FlippingBook - Online catalogs