11-2009.compressed

GIANNA BERETTA MOLLA SANTI IN FAMIGLIA

ferto di sposarsi, e quando capita a loro un bravo giovane come quello lì perché non sposarlo? C’è tanto biso- gno oggi di veremamme cristiane. Se non si sposano quelle bene prepara- te, ma solo le teste matte, come si fa ad avere buone famiglie cristiane?». È tutto chiaro: il matrimonio, la fa- miglia diventano la sua missione, la vocazione da vivere fino in fondo. Come aveva detto durante una con- ferenza alle socie della Gioventù fem- minile nel 1950: «La vocazione è un dono di Dio. Se è un dono di Dio la nostra preoccupazione deve essere quella di conoscere la volontà del Si- gnore. Dobbiamo entrare in quella strada senza forzature, sapendo aspet- tare quando Dio vuole, come Dio vuole. Ci sono tante difficoltà,ma con l’aiuto di Dio dobbiamo camminare sempre senza paura. Se nella lotta per la nostra vocazione dovessimomorire, quello sarebbe il giorno più bello del- la nostra vita». Non sa che il Signore le chiederà anche questo. U N LUNGO VIAGGIO . Dopo il matri- monio la vita prosegue normalmen- te: l’ambulatorio, la cura della fami- glia. Il Signore dona i figli, tre nel giro di quattro anni. Ogni giorno la reci- ta del Rosario e, quando è possibile, la messa. Nel 1961 la quarta gravi- danza. Al secondomese si accorge che c’è qualcosa che non va: un gonfiore anomalo all’addome. Dalla visita ginecologica risulta un fibroma all’utero. È necessario inter- venire urgentemente. L’operazione va bene anche se i rischi di un possi- bile aborto,ma soprattutto per la vita di Gianna, permangono. Lei è ben consapevole di tutto. Non ne parla a nessuno. Prega, chiede allaMadonna che il bambino che porta in grembo non comporti il sacrificio della sua vita per poter essere vicina al marito e ai figli. Si affida totalmente alla Provvi- denza: solo il Signore sa cosa èmeglio. Per tutti. Pietro non capisce comemai quel suo ordinare ogni angolo »

In alto, con le sorelle e i fratelli nel giorno della prima messa di suo fratello don Giuseppe (1946). Qui sopra, con Pietro, Pierluigi e Mariolina al primo compleanno di Mariolina, nel 1958. Nella foto grande, il Santuario diocesano della Famiglia di Mesero (Milano) intitolato alla Santa.

come missionaria laica per il Brasile per coadiuvare l’opera del fratello.Co- mincia a studiare il portoghese, sem- bra tutto pronto,ma il Signore ha ben altri progetti. I familiari cercano di dis- suaderla: il clima tropicale non fa bene alla sua salute, la laurea italiana non è riconosciuta e quindi non può eser- citare la professione... Proprio in quel periodo Pietro le propone di sposarlo.Non sa cosa fare. Va dal suo padre spirituale a chiede- re consiglio: «A tante giovani viene of-

pi da educare, ma quando le medici- ne non servono più, c’è l’anima da portare a Dio». Non si risparmia per i suoi malati, la vedono sfrecciare sul- la sua 500 rossa o in bicicletta inmez- zo alla nebbia della Bassa, anche tar- di la sera e quando il paziente è po- vero, oltre a non farsi pagare la visi- ta, gli lascia i soldi per le medicine. Continua il suo apostolato nell’Azione Cattolica di cui era diventata presi- dente a Magenta nel 1949. Nel suo cuore coltiva il desiderio di partire

NOVEMBRE 2009 89

Made with FlippingBook - Online catalogs