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GIORNALE FONDATO NEL 1909

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Anno CX - N. 37 - 20 settembre 2018

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regione Impegno contro il gioco d’azzardo A pagina 2

politica Parlamentari bellunesi uniti

ambiente Giro di vite per le centraline? A pagina 3

sanità Le richieste dei sindaci

A pagina 2

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Per impostare il futuro del territorio non c’è alternativa alla collaborazione

L’assemblea è convocata per le 11 al Museo della Grande Guerra a Serauta Consiglio regionale il 24 in Marmolada L’obiettivo è di rilanciare l’accordo del 2002 per risolvere la contesa sui confini

Negli ultimi giorni, in più di un’occasione, si è potuto sperimentare l’importanza di saper dialogare e collaborare per risolvere i problemi e, per converso, le difficoltà che de- rivano dalla incapacità di tro- vare un punto di incontro, di fare sintesi di posizioni diver- se per non bloccarsi a vicenda, ma per avanzare insieme. Il primo esempio e più re- cente è quello della candida- tura per le Olimpiadi inver- nali del 2026 alla quale il Governo il 18 settembre ha detto «no» proprio per man- canza di condivisione fra le tre città interessate. Proba- bilmente anche per ragioni di parte (politica), oltre che per tutelare gli interessi del pro- prio territorio, Milano non ha voluto recedere dalla sua ri- chiesta di avere più visibilità degli altri, Torino si è sfilato e l’accordo non è stato concluso. Poi, tramite un’alleanza tra Cortina e Milano, tra Veneto e Lombardia la candidatura olimpica è tornata in vita, ma più debole della precedente potendo contare solo sul con- senso del Governo, ma non più sui suoi soldi e sulle sue garanzie. La candidatura a tre non è giunta in porto per l’incapacità di fare un passo indietro in nome del vantag- gio comune. Perché qualcuno non ha potuto avere tutto o avere il meglio, si rischia che non ci sia niente per tutti. E in casi del genere a rimetterci di più sono le realtà più pove- re e bisognose. Chi ha tante risorse, infatti, più facilmen- te troverà altre opportunità e prospettive. Un altro esempio dell’im- portanza, ma anche della necessità, di arrivare a un accordo riguarda la discus- sione sull’assetto futuro della sanità in provincia. L’impressione è che le par- ti in causa fatichino a vedere oltre il loro punto di vista, il loro interesse, col risulta- to che ognuno va avanti per la sua strada in un dialogo anche acceso e animato, ma sostanzialmente tra sordi o, meglio, tra soggetti che non si fidano l’uno dell’altro, che temono quindi che ad ogni apertura e concessione possa corrispondere una fregatura. La Regione, in nome di una maggiore funzionalità (e risparmio), tende a raziona- lizzare il sistema, cercando di ridurre le strutture meno efficienti come possono esse- re i piccoli ospedali. I Comuni e i comitati locali tendono al contrario a difendere stre- nuamente ogni dotazione e

Su richiesta di 15 consi- glieri della Lega (tra cui il bellunese Franco Gidoni) il Consiglio regionale del Ve- neto è stato convocato per le 11 di lunedì 24 settembre al Museo della Grande Guerra ai 2.950 metri di Serauta, sulla Marmolada. Si tratta di una seduta straordinaria motivata dal desiderio di fa- re pressione per giungere a una composizione concorda- ta con la Provincia di Trento della vertenza sul confine sul ghiacciaio secondo il proto- collo che era stato firmato da Veneto e Trentino, Provincia di Belluno e comuni di Rocca Pietore e Canazei nel 2002 e che lo scorso maggio è stato “scavalcato” da un atto am- ministrativo dell’Agenzia del Territorio di Roma (ex Catasto) che ha fatto invece ricadere l’intero ghiacciaio in Trentino basandosi su una delibera del Consiglio comunale di Canazei, contro la quale è però pendente un ricorso al Tar del Lazio da parte del Veneto e di Rocca Pietore. Il parere dell’Agenzia del Territorio - fa presente la mozione che sarà proposta all’approvazione del Consi- glio regionale - si configura come un atto unilaterale che non considera adeguata- mente né le esigenze dei due territori, né, soprattutto, la volontà manifestata dagli or- gani politici nel 2002 e sanci- ta con l’atto d’intesa. Inoltre la definizione dei confini tra le due Regioni «rappresenta un elemento decisivo sia in relazione alla risoluzione di quest’annosa controversia, sia perché questione prelimi- nare rispetto a qualsiasi ini- ziativa di rilancio, sviluppo economico e valorizzazione turistica di quest’area mon- tana». La speranza è che la se- duta straordinaria in Mar- molada possa rappresentare un segnale forte, una spinta importante per una ulteriore valorizzazione della Marmo- lada e dei territori alla sua base, risolvendo una contesa che è ancora in piedi perché ogni parte ha le sue ragioni, ma che rischia di bloccare la possibile ulteriore valoriz- zazione della Regina delle Dolomiti se continuerà a perdurare. La speranza è anche quel- la che la trasferta in quota del Consiglio regionale si ac- compagni pure a un’adeguata sensibilizzazione sulle pro- blematiche che affliggono chi vive ed opera in montagna.

struttura perché ne conoscono l’importanza per il territorio e anche perché temono che se viene tolto un reparto o un servizio non sarà sostituito da qualche valida alternativa. Ci sono poi i medici, in par- ticolare gli ospedalieri, che fanno presente la necessità di non disperdere risorse in strutture poco efficienti ri- chiedendo più personale e at- trezzature in alcuni ospedali di riferimento (le idee poi di- vergono su dove sia preferibile il riferimento: Belluno o Tre- viso, come sembra indicare la Regione?). Contrapposizioni e sfiducie reciproche rendono molto dif- ficile riuscire ad avviare un ragionamento che tenda a in- dividuare quale possa essere il punto di equilibrio migliore per tutti, in cui si accetta an- che di perdere qualcosa che ora c’è, ma perché verrà sosti- tuito da qualche cosa d’altro che può essere più funzionale, oltre che più sostenibile. È quanto ha cercato di rea- lizzare la Conferenza dei sin- daci della Ulss Dolomiti che, con fatica, ha fatto sintesi della posizione degli ammi- nistratori locali. Una sintesi faticosa, parziale e per certi aspetti anche opinabile (per esempio, è proprio impensa- bile che l’ospedale di Belluno sia hub?), ma che va nella di- rezione auspicabile: elaborare in loco una proposta che coin- volga più componenti possibi- li per poi sostenerla di fronte agli interlocutori esterni nel modo più compatto possibile. In questi ultimi anni, per fortuna, di passi avanti in questo senso ne sono stati fatti, ma tanti altri ne resta- no da fare, perché divisioni e campanilismi rappresentano ancora un freno importante. Va quindi salutata certamen- te con favore la decisione dei parlamentari bellunesi di ritrovarsi tutti, una volta al mese, per affrontare insieme i problemi della provincia nella consapevolezza che «il terri- torio è più importante delle bandiere». Non c’è un’altra via rispetto alla collaborazione per indi- viduare e realizzare le solu- zioni migliori. L’alternativa è infatti lasciare tutto com’è e limitarsi ad alzare un la- mento per il progressivo peg- gioramento della situazione, oppure delegare ad altri, all’e- sterno, le decisioni che non si riesce ad assumere in provin- cia. Ma allora non ci si può certo aspettare che le scelte vengano fatte con la visuale di chi vive in montagna.

ROCCA PIETORE - Una spettacolare immagine del versante bellunese della Marmolada.

olimpiadi 2026 - Alla vigilia della presentazione al Cio Candidatura a 3 morta, rinata a 2 Torino si è sfilata, Cortina e Milano decise a proseguire

«La proposta non ha il sostegno del Governo ed è quindi morta qui». Sono que- ste le poche e amare parole con cui il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega allo Sport, Giancarlo Giorgetti, il 18 settembre, al- la vigilia della presentazione al Comitato olimpico inter- nazionale (Cio), ha annun- ciato il no del Governo alla candidatura italiana alle Olimpiadi invernali del 2026 che poggiava sul tridente

Milano-Torino-Cortina. «È anche un fallimento mio personale: ho lavorato per arrivare a soluzione condi- visa», ha spiegato il sottose- gretario, ma «sono prevalse forme di dubbio piuttosto che sospetto, e il Governo non ritiene che una candidatura fatta così possa avere corso». Da parte loro i governatori del Veneto e della Lombar- dia (con il consenso dei sin- daci di Cortina e di Milano) hanno subito rilanciato: «Ar-

rivati a questo punto è im- pensabile gettare tutto alle ortiche. La candidatura va salvata, per cui siamo dispo- nibili a portare avanti que- sta sfida insieme. Se Torino si chiama fuori, e ci dispia- ce, a questo punto restano due realtà, che si chiamano Veneto e Lombardia, per cui andremo avanti con le Olim- piadi del Lombardo-Veneto». Prendendo atto di questa volontà Giorgetti ha dato il via libera del Governo che però non metterà più soldi e garanzie che dovranno essere invece trovate dalle due Regioni (una prospetti- va di fronte alla quale il go- vernatore della Lombardia, Fontana, non si è tirato in- dietro, mentre quello del Ve- neto, Zaia, non ha nascosto la speranza di un recupero in extremis di Torino e del Governo). Da parte sua il Coni, pur dispiaciuto per il fallimento del progetto a tre, ha accolto con favore la disponibilità di Cortina e di Milano a conti- nuare dichiarando che mer- coledì 19 avrebbe presentato al Cio, a Losanna, questa nuova candidatura a due, insieme ai rappresentanti delle due città.

Parrocchie e foranie relazione da sperimentare Nella lettera ai sacerdoti del 12 settembre scorso, il vescovo Renato Marangoni sottolinea come sia «im- portante non stravolgere la natura» delle foranie e dei decanati (i due termini nel diritto canonico si equival- gono): esse «non sono “enti ecclesiastici” o “enti civili” come invece lo sono le parrocchie e la diocesi», ma «sono “strumenti” pastorali che le devono favorire». Le fora- nie permettono che «le singole parrocchie non siano mondi a sé stanti o isole, ma fan sì che si possano coordinare e aiutare in alcune esigenze pastorali e possano operare in comunione con la diocesi», come istanza intermedia. Fino a tutto il 2018-2019, si ha una fase di sperimentazione, in cui saranno sei i raggrup- pamenti, denominati «convergenze» foraniali: Cortina d’Ampezzo, Cadore e Comelico; Zoldo e Longarone con l’Alpago; Belluno; Livinallongo e Agordo; Santa Giustina e Sedico; Feltre, Lamon e Pedavena. A pagina 5 il testo integrale della lettera del Vescovo

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In provincia e nel mondo

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L’Amico del Popolo 20 settembre 2018 - N. 37

La Giunta regionale ha predisposto un disegno di legge per contrastare il fenomeno Azzardo, in un anno 779 euro a testa dei Bellunesi nelle sole “ macchinette ”

Le valli si nascondono Le montagne si mettono in mostra e più sono alte più sono visibili. Il loro profilo le rende riconoscibili anche da lontano e così danno la fisionomia ad un intero ter- ritorio. Anche i laghi con la diversità che li caratteriz- za, il colore che attira e il fatto di stare abitualmente al centro, sono sempre in mostra e probabilmente per questo sono molto noti e frequentati. Le valli invece si nascondono. Non parlo certamente delle valli più grandi, dai nomi famosi, ben propagandati al punto d’essere conosciuti anche lontano. In qualche caso si direbbe che alcune delle nostre valli sono note in tutto il mondo. Mi riferisco invece alle innumerevoli valli minori che si aprono tra le nostre montagne; i locali hanno un nome per ciascuna, ma non è sempre facile trovarle. Si direbbe che si nascondono. Si trovano ad una certa quota e raggiungerle costituisce spesso una sorpresa. Tra le Alpi ce ne sono molte, ma credo che le Alpi Orientali, proprio quando cominciano ad abbas- sarsi senza poter affidarsi per la propria celebrità alle vette più note, ne nascondano il numero più alto. E gli Appennini? Ne custodiscono tante. Hanno caratteri- stiche diverse dalle nostre: più verdi perché più ricche di vegetazione, talvolta ricoperte di boschi e foreste e perciò più misteriose e forse anche più insidiose: per gli eremiti di un tempo erano l’ideale. Ma è ora che parli di alcune di esse. Quella che, per un certo periodo, ho amato maggiormente è stata la Val di Fanes. Per un motivo tutto mio, ho cercato di salirvi – si trova sopra i 2.000 metri – tutti gli anni il 20 agosto, festa di san Bernardo, percorrendola fino al lago del Limo. Nel ritorno ero solito compiere la deviazione per forcella del Lago, scendendo al lago di Lagazuoi. Non mi ha mai deluso fino a quando non è stata invasa dalle mountain bike. Oggi quando la ricordo mi prende invariabilmente il rimorso per un impegno non mantenuto: avevo promesso a mia ma- dre di condurla lassù, sicuro che ne avrebbe goduto immensamente. Non ho mai trovato il tempo e intanto il tempo è passato. Più tardi ho scoperto una nuova valle e il verbo ‘scoprire’ qui è al proprio posto. Scen- dendo dal Passo del Camoscio, raggiunto da S. Vito di Cadore, sono sbucato nell’immenso catino della Val di Mezzo, collocata nel gruppo delle Marmarole, scenden- do fino al bivacco Voltolina. Quella prima volta era il 16 agosto di un’estate molto calda e i nostri paesi erano letteralmente invasi dai turisti. In quella valle che la guida definisce «ampia e luminosa, in un ambiente di elegante severità» trovammo un unico scalatore presso il bivacco e per lui eravamo le prime persone che vedeva da tre giorni! L’ impressione di quel giorno è anche il mio ricordo di oggi: «Spero che il Paradiso somigli a quella valle». La settimana scorsa ho fatto una nuova scoperta, mol- to felice. Un amico mi aveva quasi obbligato dicendomi che prima dell’autunno dovevo andare in Val Vissada. Dove sarà? Riuscirò ad andarvi con le forze che non sono più quelle di un tempo? Mi sono messo per strada e da forcella Zovo, dopo un tratto nel bosco che al mat- tino era assai fresco, ho preso il sentiero che sale alla valle. Bisogna infatti salire anche qui, perché queste valli, al contrario di quanto si pensa di loro cercate in basso, si trovano in quota. Il sentiero dunque sale e va percorso con attenzione. All’inizio una lapide ricorda uno stimato collega, don Avio, che vi trovò la morte anni fa, tradito però dal ghiaccio primaverile. Oggi non c’è ghiaccio, ma solo gran caldo che tra i mughi si fa sentire, benché siano ancora le prime ore della giornata. C’è anche la musica di accompagnamento formata da una cascata che il sentiero costeggia e poi supera. Finalmente si entra nella valle dove ci sono solo silenzio e solitudine. Oggi anche molto sole, un po’ insolito a metà settembre e probabilmente è opera del sole la colorazione ormai autunnale della valle che appare rossiccia per la tinta dell’erba già secca. Del resto la vicinanza dell’autunno è segnalata dagli odori o piuttosto dai profumi che certe piante diffondono e sono inconfondibili: li apprezzo tanto per il loro po- tere di evocare ricordi. Talvolta chiudo gli occhi per immaginare questi luoghi in giugno, proponendomi di venirci il prossimo anno per vedere la fioritura che, a ragione, penso esuberante. Sono seguite sei ore di silenzio, solitudine e sole, tanto sole, anche sulla cre- sta dove sono giunto per il mezzogiorno, mangiando lì il pranzo che avevo portato con me e nutrendomi del panorama che si godeva da quel punto. Anche le mucche, assai numerose, in un avvallamento sotto- stante se ne stanno ferme e ruminano accovacciate per terra e non scuotono i campanacci che avevano rotto piacevolmente il gran silenzio. In quelle ore c’era forse qualcuno più fortunato di me? È il regalo di queste valli quando abbandonano l’abituale nascondimento e si rivelano a chi le cerca. Succede così anche per i segreti dell’anima. Luigi Del Favero Ai lettori: L’Amico del Popolo srl tratta i dati come previsto dal RE 679/2016, l’informativa completa è disponibile all’indi- rizzo www.amicodelpopolo.it/privacy.html . Il Titolare e responsabile del trattamento dei dati raccolti all’atto della sottoscrizione dell’abbonamento, liberamente conferiti, è il legale rappresentante a cui ci si può rivolgere per i dirittiprevistidalRe679/2016.Questisono raccolti inunabancadatipressogliufficidipiazzaPiloni11aBelluno (Tel. 0437 940641). 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Lo scorso anno i Veneti hanno speso in giochi e scom- messe 6 miliardi e 106 milio- ni. È come se ogni residente avesse giocato 1.245 euro a testa. Secondo i dati dell’A- genzia nazionale delle Doga- ne e dei Monopoli, nel 2017 i Veneti hanno speso in giochi e scommesse 276 milioni in più del 2015. In tutta Italia la spesa per l’azzardo è stata di 101,85 miliardi, lievitata del 142% in dieci anni. Tanto per avere un’idea sul volume delle giocate in Vene- to, nel solo 2017 gli incassi dell’industria del gioco - tra videolottery e sale-bingo, agenzie di scommesse, lotto, Gratta&vinci e Winforlife - superano il costo complessivo per la realizzazione del Mose. La “parte del leone” la fanno le slot e le videolottery, po- sizionate nei bar, ristoranti, esercizi pubblici di ogni tipo: lo scorso anno le circa 40mi- la “macchinette” disseminate in Veneto hanno inghiottito 4,7 miliardi di euro, pari al 77 per cento delle scommes- se complessive nel territorio regionale. Disaggregati per provincia, i volumi delle giocate relative alle cosiddette “macchinette” (Awp, più semplici e a basse giocate, e Vlt, di nuova gene- razione e con possibilità di vincite più lucrose) eviden- ziano il primato degli abitanti del Polesine che lo scorso anno hanno scommesso 1.470 euro a testa, seguiti dai Veronesi (1.114), dai Veneziani (1.051), dai Trevisani (900), dai Pa- dovani (792) e dai Bellunesi (779). «I dati dell’agenzia del Mo- nopolio evidenziano un con- tinuo incremento dei volumi del gioco d’azzardo», segnala l’assessore regionale alle poli- tiche sociali, Manuela Lanza- rin. «Il Veneto risulta essere la quinta regione in Italia, do- po Lombardia, Lazio, Campa- nia ed Emilia Romagna, ma schizza al terzo posto per cifre giocate alle cosiddette “mac- chinette”, preceduto solo dalle più popolose Lombardia e La- zio. Senza rendersene conto, i giocatori abituali si sottopon- gono a una sorta di prelievo forzoso, di cui beneficiano l’erario (per il 12 per cento, pari in Veneto a 765 milioni di gettito nel 2017), la filiera dell’industria del gioco (che ha guadagnato circa l’11 per cento del volume delle scom- messe in Veneto) e la “dea bendata”, che redistribuisce il monte-premi secondo le “re- gole” dell’azzardo, per cui è il banco a vincere sempre». «Sono numeri allarmanti – prosegue l’assessore – perché slot e videolottery sono dispo- sitivi elettronici che favori- scono un utilizzo compulsivo, isolano i giocatori e creano una vera e propria dipenden- za patologica. Nel 2016 i gio- catori problematici in Veneto risultavano essere 32.500 e i potenziali “malati di gioco

patologico” sono stimati tra i 3200 e i 3700. Ma solo la metà di questi si rivolge ai servizi pubblici per chiedere un aiu- to a uscire dalla spirale della ludopatia, ormai riconosciu- ta come vera e propria pato- logia da prevenire e curare». Gli esperti dell’Ulss Dolomiti stimano che in provincia di Belluno i dipendenti da gioco d’azzardo siano circa 4.000 e, al momento, in meno di 100 si sono rivolti ai Servizi per farsi aiutare. Vista la situazione, nei gior-

ni scorsi la Giunta regionale ha approvato un disegno di legge, inviato al Consiglio regionale per la sua approva- zione definitiva, per sostenere l’iniziativa degli enti territo- riali, dei servizi sociosanitari e delle agenzie educative negli interventi di prevenzione. I 15 articoli della legge-quadro proposta dalla Giunta – rias- sume l’assessore Lanzarin, prima proponente del testo – prevedono distanze minime dei “punti gioco” dai luoghi di aggregazione sociale (300

metri nei Comuni più piccoli, 500 in quelli con oltre 5 mila abitanti), stop alle aperture ininterrotte delle sale gioco e niente pubblicità di vincite, obbligo di vetrine trasparen- ti per le sale e le agenzie di scommesse, Irap maggiorata dello 0,92 per cento per gli esercenti che ospitano slot e apparecchiature da gioco. In materia urbanistica e di rego- lamentazione amministrativa il disegno di legge rimanda ai Comuni, che possono indivi- duare criteri per la dislocazio- ne territoriale dei punti gioco e prevedere incentivi e forme premiali per gli esercenti che disinstallano “macchinette”, slot machines e apparecchia- ture varie da gioco. Le sanzio- ni previste potranno arrivare a 6mila euro. «Mi auguro che il testo sia approvato presto dal Con- siglio – conclude l’assessore – perché gli enti territoriali hanno bisogno di un riferi- mento legislativo certo, per imporre distanze minime e misure preventive e affron- tare le incertezze dell’attuale quadro normativo. Il dovere dell’istituzione pubblica è tutelare la salute dei propri cittadini».

Quale governo del territorio? «Cambio di paradigma, visione innovativa e governance per la crescita sostenibile del territorio»: si tratta della conferenza che Fondazione Società Bellunese propone per venerdì 21 settembre alle 16 in «Sala Bianchi», in via Fantuzzi a Belluno. Dopo i saluti e l’intervento di Luciano Gallo, direttore dell’Unione territoriale in- tercomunale delle Valli e Dolomiti friulane, prenderà il via una discussione, moderata da Maurizio Busat- ta, esperto di autonomie territoriali, che coinvolgerà i sindaci di Belluno, Feltre, Val di Zoldo e Agordo, il presidente del Consorzio Bim (e sindaco di Alpago), il presidente dell’Uncem (e sindaco di Santa Giustina), il presidente della Coop Sociale Cadore, il curatore di Do- lomiti Contemporanee, il deputato Roger De Menech.

La motivazione: «Il territorio è più importante delle bandiere» Parlamentari bellunesi uniti Si incontreranno ogni mese per affrontare i temi della provincia

ROMA - Da sinistra Mirko Badole (Lega), Dario Bond (Forza Italia), Roger De Menech (Pd), Luca De Carlo (Fratelli d’Italia), Federico D’Incà (M5S).

Si è svolto mercoledì 12 settembre nell’uf- ficio del Questore della Camera, Federico D’Incà, l’incontro tra i deputati eletti in provincia di Belluno. All’ordine del giorno le problematiche della montagna bellunese. Erano presenti Mirko Badole (Lega), Dario Bond (Forza Italia), Luca De Carlo (Fratelli d’Italia), Federico D’Incà (Movimento 5 Stel- le) e Roger De Menech (Partito Democratico). Assente giustificato il senatore Paolo Savia- ne, impegnato in Aula a Palazzo Madama. L’incontro tra i deputati è stato il primo degli appuntamenti mensili che riuniranno tutti i parlamentari bellunesi per affronta- re insieme le questioni che interessano la montagna bellunese e delineare un’opera di coordinamento. Un’occasione importante, che diventerà un appuntamento. Discuteranno delle «problematiche che non hanno bandie- ra», dichiarano i parlamentari, «ma che sono centrali per il nostro territorio e che ci devono vedere tutti uniti e impegnati per risolvere e

combattere così lo spopolamento». Nell’incontro del 12 sono stati numerosi i temi affrontati, come la laminazione del Lago di Cadore, le criticità e gli ostacoli al volo per gli elicotteri sul territorio bellune- se e l’autonomia della Provincia di Belluno. In particolare, in riferimento a quest’ultimo argomento, i parlamentari hanno espresso all’unanimità la volontà di fissare al più presto un incontro con il Ministro Stefani per fare il punto sul tema e poter gestire al meglio il processo dell’autonomia territoria- le, così come indicato dai cittadini bellunesi l’ottobre scorso. Tra le problematiche al centro dell’atten- zione dei parlamentari bellunesi anche l’elet- trificazione dell’anello ferroviario basso delle Dolomiti (Vittorio Veneto – Belluno - Feltre) e il completamento delle dorsali delle piste ciclabili da Cortina fino a Primolano per svi- luppare una mobilità ciclabile in tutto quanto il territorio bellunese.

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In provincia e nel mondo

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L’Amico del Popolo 20 settembre 2018 - N. 37

Massaro e Perenzin in Consiglio regionale sul Piano socio-sanitario 2019-2023 Ospedali, i sindaci alla Regione: in quota dateci la “golden hour”

Unità di intenti a livel- lo bellunese, attenzione alla specificità monta- na e più risorse da parte della Regione. Secondo la Conferenza dei sindaci dell’Ulss 1 Dolomiti, è que- sta la cornice nella quale sviluppare il nuovo Piano socio-sanitario del Veneto 2019-2023 attraverso una «rete ospedaliera provin- ciale» strutturata sulla collaborazione con l’Hub «territoriale di riferimen- to» (vale a dire l’ospedale di Treviso) e sul rispetto del principio della “golden hour” nell’accesso alle pre- stazioni d’urgenza. Il documento, frutto di un delicato confronto diplomatico tra Belluno, Feltre e le zone periferiche della provincia, è stato il- lustrato in sede di audizio- ne alla commissione Sani- tà del Consiglio regionale, giovedì 13 settembre, dal sindaco di Belluno, Jacopo Massaro e dal suo collega di Feltre, Paolo Perenzin, rispettivamente presiden- te e vicepresidente della Conferenza dei sindaci. «Nel progetto di area va- sta», hanno spiegato Mas- saro e Perenzin, «è neces- sario che esistano centri di riferimento bellunesi che rilancino la nostra sani- tà». I due primi cittadini usano il plurale “centri di riferimento”, il concetto di “area vasta” con Treviso e, non citandone il nome, non sposano l’idea che il San Martino possa essere l’o- spedale di riferimento pro- vinciale anche in deroga ai requisiti fissati dal decre-

ospedaliera - le prestazio- ni che ciascuna struttura potrà erogare «per tutto il bacino di utenza» provin- ciale. Quanto al concetto di “golden hour” (letteral- mente l’“ora d’oro”) più volte richiamato nel docu- mento della Conferenza dei sindaci dell’Ulss 1, va ricordato che l’ora cosid- detta “salvavita” si misu- ra nel tempo di accesso alla struttura ospedaliera presso la quale poter stabi- lizzare le condizioni vitali di un paziente critico.

si tratta da un lato di «in- tegrare nella medicina di base anche i servizi sociali comunali, il volontariato sociale e il sistema urgen- za-emergenza medica» e dall’altro lato di individua- re - all’interno della rete

to ministeriale 70/2015. «La sanità montana», sottolinea Massaro, «com- porta maggiori costi e maggiore complessità del- la struttura organizzativa. La conformazione territo- riale e la situazione demo-

grafica del nostro territo- rio, delle nostre vallate, impongono un trattamen- to diverso rispetto a quello possibile per la pianura». Di qui la richiesta di «ri- sorse aggiuntive» con una maggiorazione degli stan-

ziamenti in misura «non inferiore al 25 per cento» della media della spesa sanitaria regionale non- ché di uno specifico mo- dello ospedale-territorio a misura delle zone mon- tane. Sotto questo profilo

Effetto della “direttiva derivazioni” e del nuovo “decreto rinnovabili” (c’è però bisogno di chiarimenti) Un giro di vite per le centraline idroelettriche? Fra l’incudine e il martello di una norma interpretabile in questo momento è la Provincia di Belluno

Un «immediato chiarimento sull’interpretazione e applicazio- ne della “direttiva derivazioni” da parte di tutti i soggetti competen- ti in materia: vale a dire Stato, Regione e Autorità di distretto», come tempestivamente richiesto dal Consiglio provinciale di Bellu- no in margine ai 95 procedimenti autorizzatori ancora pendenti a palazzo Piloni e un giro di vite sul versante delle energie rinnovabili - come auspica il deputato bellune- se pentastellato Federico D’Incà in margine al decreto che il ministro dello Sviluppo economico è in pro- cinto di pubblicare con la previsio- ne di escludere dagli incentivi gli impianti idroelettrici che generino «prelievi aggiuntivi dai corpi idrici» - potrebbero aprire, anche se ormai tardivamente, una nuova stagione

sul sempre incandescente terreno delle centraline idroelettriche che punteggiano il territorio della mon- tagna bellunese. Il chiarimento normativo però tarda a venire e sul decreto incen- tivi c’è battaglia perché per tutte le energie rinnovabili porta in dote 250 milioni di euro, fino al 2020. «La nuova formulazione del de- creto non consentirà», sottolinea D’Incà, «l’accesso all’incentivazio- ne da parte degli impianti che non rispetteranno la tipologia costrut- tiva a impatto zero sui corpi idrici». Ora, questa prospettiva dovrebbe rallentare la corsa che la Provincia ha visto intensificarsi da quando la Regione le ha trasferito le com- petenze amministrative connesse con la gestione del demanio idrico e il rilascio dell’autorizzazione unica

agli operatori interessati. Si è però aperta una disputa interpretativa, con il corollario di molto probabili contenziosi, per le pratiche in istruttoria al 30 giugno. Fino a quella data la stringente “direttiva derivazioni” del Distret- to delle Alpi orientali (già Autori- tà di bacino) pubblicata il 7 marzo assume infatti «il valore solo di li- nea guida» nella valutazione degli obiettivi di qualità ambientali delle derivazioni idriche in gioco. In effetti - si legge nella delibera del Consiglio provinciale - «l’appli- cazione immediata delle nuove di- sposizioni ai procedimenti in corso determinerebbe per molti di essi un esito negativo», però serve «una de- finitiva interpretazione che affronti chiaramente il problema tempora- le».

Esprimendo comprensione per i propri uffici «sottoposti a un ri- levante impegno in termini di ca- richi di lavoro, essendo al centro di rilevanti tensioni e pressati da responsabilità di vario ordine», la Provincia sollecita «un urgente con- fronto con la Regione, ai suoi massi- mi vertici, al fine di condividere le problematiche involte dall’utilizzo della fondamentale risorsa d’acqua, che tante preoccupazioni sta deter- minando nell’opinione pubblica del- la montagna». Nessuna risposta per ora né da Venezia (Regione) né da Roma (mi- nistero dell’Ambiente da cui l’Au- torità di bacino distrettuale dipen- de). «Ci troviamo fra l’incudine e il martello» commenta, amareggiato, il consigliere provinciale delegato Pierluigi Svaluto Ferro.

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Lettera ai sacerdoti

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L’Amico del Popolo 20 SETTEMBRE 2018 - N. 37

il testo

PAstorale diocesana Il rapporto sperimentale tra parrocchie e foranie-decanati Salvate tutte le parrocchie, 6 convergenze foraniali saranno sperimentate lungo tutto il 2018-19

del vescovo

Di seguito il testo integrale della lettera, datata 12 set- tembre, del Vescovo (sottoli- neature originali): Carissimi Presbiteri, ci accingiamo a iniziare l’anno pastorale 2018-2019, forse con qualche trepida- zione, ma - mi auguro - an- che con la fiducia di poter compiere ulteriori passi nel cammino intrapreso, evo- cato dal tema degli orienta- menti pastorali: Comunità costruite sul Vangelo. Vorrei richiamare i sog- getti a cui gli orientamenti sono particolarmente indi- rizzati. Nella lettera di ac- compagnamento è scritto: «Alle comunità parrocchiali della Chiesa di Belluno Fel- tre, in particolare ai presbi- teri, ai Consigli pastorali, a quanti sono chiamati a un servizio di progettazione e di animazione in parroc- chia». Indirizzando questa let- tera al Presbiterio, intendo raggiungere anche le no- stre comunità parrocchiali, soprattutto nelle persone che stanno dando la loro di- sponibilità di servizio eccle- siale, tra queste senz’altro anche i diaconi permanenti. Un secondo pensiero di inizio fa riferimento diretto a quanto ci siamo detti du- rante l’Assemblea del pre- sbiterio il 31 maggio scorso, al Santuario del Nevegàl. Sotto il titolo «Questioni e prospettive di configurazio- ne pastorale della Diocesi» erano stati abbozzati alcu- ni punti che poi sono stati ripresi e ulteriormente svi- luppati negli orientamenti pastorali, specificatamente il quinto punto (La prossi- mità e la collaborazione tra le comunità parrocchiali) e il sesto punto (Le foranie per sostenere e promuovere la collaborazione tra parroc- chie). Intendo ora dedicare que- sta lettera al rapporto tra decanati/foranie e parrocchie al fine di dare alcune indi- cazioni su cui impegnarci lungo il corso di questo anno pastorale. Questa lettera, dunque, assume anche il carattere di disposizione diocesana in cui tutti siamo impegnati. 1. L’anno pastorale che ci sta dinanzi è decisivo per portare a compimento il rinnovo degli organismi diocesani, in particolare il Consiglio presbiterale e il Consiglio pastorale dioce- sano giunti a fine mandato il 31 dicembre 2017. Avevo chiesto la loro pro- roga all’inizio del mio mini- stero in diocesi. Nei prossimi tre mesi - prima della celebrazione del Natale - ci impegniamo a portarne a compimento il rinnovo. La condizione perché questo sia possibile è data da un’adeguata rappresen- tatività della diocesi nella sua variegata composizione territoriale e pastorale. Il primo passo fondamentale è stata l’attivazione dei Con- sigli pastorali parrocchiali avvenuta in quasi tutte le parrocchie nell’anno appena trascorso. Ma per ottenere un’efficace e reale rappre-

ta particolare per chiarire che tali disposizioni non ri- guardano la figura dei due «arcidiaconi» - del Cadore e di Agordo - che, pertanto, continuano a svolgere la loro funzione in particolare nel contesto civile, anche se in modalità diverse. Viene, però, disgiunto l’ufficio di vi- cario foraneo in conformità al can.554 § 1 Confido che, nel segno della fiducia e della carità fraterna, riusciremo ad at- tivare questi aspetti di vita pastorale e di stile sinoda- le. Certamente non sono il «cuore» del Vangelo, ma ci possono aiutare a viverlo meglio nelle nostre comuni- tà nel rispetto e nella valo- rizzazione del Popolo di Dio a cui papa Francesco ci ha sollecitati con la Lettera al Popolo di Dio pubblicata il 20 agosto scorso: «È impos- sibile immaginare una con- Con lettera del 12 settem- bre, indirizzata innanzitut- to ai preti diocesani, il ve- scovo Renato ha dato forma all’indirizzo che si intende dare alla diocesi in merito alle foranie. Ma suo esplicito desiderio è di «raggiungere anche le nostre comunità parrocchiali, soprattutto nelle persone che stanno dando la loro disponibilità di servizio ecclesiale». Egli dà atto della riflessione e della condivisione che è avvenuta a vari livelli, coinvolgendo il consiglio pastorale diocesa- no, il collegio dei vicari fora- nei, il presbiterio diocesano. Queste disposizioni impe- gnano la diocesi, ma hanno il carattere della «sperimen- tazione», come il Vescovo tiene a chiarire: «Questo ancora non significa “can- cellazione” della preceden- te organizzazione foraniale, ma possibilità di provare un suo adeguamento alle nuo- ve esigenze pastorali». Nel prossimo anno la sperimen- tazione si concretizzerà nel rinnovo del Consiglio pasto- rale diocesano e del Consi- glio presbiterale. Dopo la sperimentazione si potrà «determinare una configu- razione pastorale più stabile del nostro territorio dioce- sano». In questa fase di speri- mentazione, saranno sei i raggruppamenti, le «con- vergenze» foraniali: 1. Decanato di Cortina d’Ampezzo - Forania del Ca- dore - Forania del Comelico 2. Forania di Zoldo e di Longarone - Forania dell’Al- pago 3. Forania di Belluno 4. Decanato di Livinallon- go - Forania di Agordo 5. Forania di Santa Giu- stina - Forania di Sedico 6. Forania di Feltre - Fo- rania di Lamon - Forania di Pedavena A breve, il Vescovo nomi- nerà quindi sei “pro-vicari

versione dell’agire ecclesiale senza la partecipazione atti- va di tutte le componenti del Popolo di Dio». L’emergenza pastorale nella nostra diocesi è evi- dente a tutti. Non ci spa- venta però e neppure ci fa perdere quella speranza che ogni giorno la Parola di Dio illumina. Ci aiuteremo anche nella fatica. Concludo esprimendo sen- timenti di profonda gratitu- dine al Presbiterio, ai dia- coni, ai Consigli pastorali, a tutti coloro che sono impe- gnati in un qualche servizio ecclesiale. Un grazie particolare va ai vicari foranei e decani che fino a oggi hanno avuto la pazienza e la cura di portare a compi- mento il loro servizio . Un fra- terno e cordiale saluto. Belluno,12 settembre 2018 + Renato Marangoni foranei”, il cui compito sarà anzitutto quello di sostenere «le operazioni di elezione dei rappresentanti laici in Con- siglio pastorale diocesano» e dei preti nel Consiglio pre- sbiterale, oltre che dar vita ai “coordinamenti foraniali”, formati dai parroci e da un rappresentante di ogni con- sigli pastorale. Il Vescovo sottolinea an- cora come sia «importante non stravolgere la natura» delle foranie e dei decanati (i due termini nel diritto ca- nonico si equivalgono): esse «non sono “enti ecclesiastici” o “enti civili” come invece lo sono le parrocchie e la dio- cesi», ma «sono “strumenti” pastorali che le devono favo- rire». Le foranie permettono che «le singole parrocchie non siano mondi a sé stanti o isole, ma fan sì che si pos- sano coordinare e aiutare in alcune esigenze pastorali e possano operare in comu- nione con la diocesi», come istanza intermedia. L’inten- to di è «di “salvare” tutte le comunità parrocchiali, af- francandole dall’isolamen- to e quindi da un’ulteriore consumazione delle proprie risorse, supportandole con- testualmente sia nella col- laborazione tra di esse sia in un contesto foraniale». Ormai si fa chiaro dove ci stanno portando i tempi: lo scambio e l’aiuto vicendevoli tra le parrocchie sono neces- sari per la loro vitalità; del resto, il ministero stesso dei preti è «ormai da tempo è in questa condizione», visto che 123 parrocchie su 158 han- no il parroco in condivisio- ne; inoltre in molte di queste parrocchie è stato avviato o sta per essere avviato un Consiglio pastorale parroc- chiale unitario. In questa linea si inseriranno anche i “coordinamenti foraniali”, annunciati negli Orienta- menti pastorali del 25 luglio scorso. DF

di collaborazione: il Consi- glio pastorale parrocchiale unitario (Cppu), la cateche- si, altre iniziative pastorali. È evidente che la necessaria prospettiva di consolidare le collaborazioni tra le parroc- chie in tutto il territorio del- la diocesi richiede una diversa dimensione della struttura fo- raniale o decanale , definen- done meglio la funzione che questa svolge. 6. L’intento è quello di «salvare» tutte le comunità parrocchiali , affrancandole dall’isolamento e quindi da un’ulteriore consumazione delle proprie risorse, sup- portandole contestualmente sia nella collaborazione tra di esse sia in un contesto fo- raniale. Ora è necessario anche attivare il «Coordinamento foraniale», come spiegato nel «foglio di lavoro» di cui sopra, per designare i rap- presentanti nel Consiglio pastorale diocesano e per coordinare alcune esigenze pastorali territoriali. 7. Al fine di dare attuazione a tutto questo e permettere di operare ulteriori passaggi senza arrestare il cammino di sinodalità intrapreso, in conformità alla Evangelii gaudium, è necessario che impostiamo l’anno pastora- le 2018-2019 - in termini di sperimentazione - con que- ste caratterizzazioni: a. Fino alla verifica da farsi alla fine dell’anno pastorale i decanati e le fora- nie si attiveranno secondo le sei convergenze descritte so- pra . Questo ancora non si- gnifica «cancellazione» della precedente organizzazione foraniale, ma possibilità di provare un suo adeguamen- to alle nuove esigenze pasto- rali. b. La collocazione fo- raniale di alcune parrocchie ha bisogno di essere meglio chiarita, tenuto conto del- la finalità sussidiaria che caratterizza la forania. La sperimentazione stessa of- frirà l’opportunità per tale chiarimento. c. A tal fine con un mandato fino alla fine dell’anno pastorale saran- no nominati dal vescovo sei «pro-vicari foranei» , «non legati all’ufficio di parroco di una parrocchia determi- nata» (Cic can.554 § 1), per accompagnare i passaggi contemplati dagli orienta- menti pastorali e dalle ulte- riori indicazioni diocesane. In particolare i pro-vicari sosterranno le operazioni di elezione dei rappresentanti laici in Consiglio pastorale diocesano e dei rappresen- tanti presbiteri nel Consi- glio presbiterale. d. Inoltre nelle sei «convergenze foraniali» sa- ranno sperimentati i « Coor- dinamenti foraniali », formati da tutti i parroci e i vicari parrocchiali e da un rappre- sentante di ogni Consiglio pastorale parrocchiale (di norma chi svolge il compito di vicepresidente). Il Coor- dinamento foraniale vedrà, in seguito, l’opportunità di cooptare altre figure mini- steriali significative. e. Aggiungo una no-

PIEVE DI CADORE - Un incontro foraniale. Le foranie sono chiamate sempre più a essere luogo di mediazione tra se stes- se, tra le singole parrocchie e tra le parrocchie e la diocesi.

sentatività di tutto il ter- ritorio si rende necessaria una «struttura pastorale» che sia di mediazione e che possa essere a vantaggio - da una parte - della particolarità delle parrocchie e - dall’al- tra parte - dell’unità della diocesi. Nella prassi ecclesiale queste strutture mediane si possono chiamare: o foranie o vicariati o decanati o zone pastorali . Il Codice di dirit- to canonico (Cic) le equipara nella loro natura e funzione, perseguendo un intento di «buon senso pastorale». 2. È importante non stravolgere la natura di que- ste strutture. È da tener ben presente che non sono «enti ecclesiastici» o «enti civili» come invece lo sono le par- rocchie e la diocesi. Esistono essenzialmente in funzione di esse e sono «strumenti» pasto- rali che le devono favorire . Il Cic e la prassi delle nostre diocesi sono chiari a riguar- do: le foranie permettono che le singole parrocchie non siano mondi a sé stanti o isole, ma fan sì che si pos- sano coordinare e aiutare in alcune esigenze pastorali e possano operare in comunio- ne con la diocesi. Giorno dopo giorno con- statiamo come uno scambio e un aiuto vicendevoli tra parrocchie siano necessari per la loro vitalità. Il ministero presbiterale ormai da tempo è in questa condizione. Occorre che con- sideriamo queste «strutture pastorali» in questa prospet- tiva, altrimenti le facciamo diventare un inutile e svan- taggioso oggetto di contesa. Le nostre comunità parroc- chiali abbisognano di essere sostenute e consolidate in un vicendevole riconosci- mento e aiuto. 3. Riprendo qui il «foglio di lavoro», titolato Ipotesi «Foranie» , datato 20 marzo 2017 e presentato a tutto il presbiterio. Quattro erano gli aspetti considera- ti: I. Che cosa si intende per «Forania»; II. Come opera la Forania; III. Come si orga- nizza la Forania; IV. Come sperimentare la Forania. In quest’ultimo punto è stato proposto alle foranie e decanati un incontro in cui fosse presente un rap- presentante del Consiglio pastorale di ogni parroc- chia, assieme al proprio parroco, per confrontarsi a partire dalla scheda di lavo- ro redatta il 4 maggio 2017 sulla medesima questione.

Da quella consultazione è nata la proposta di una «spe- rimentazione» tra foranie e decanati , presentata e ulte- riormente integrata nell’in- contro unitario con tutti gli organismi diocesani del 10 giugno 2017. Nasceva così l’ipotesi di «possibili convergenze» poi concretizzate in queste sei combinazioni: a. Decanato di Corti- na d’Ampezzo - Forania del Cadore - Forania del Come- lico b. Forania di Zoldo e di Longarone - Forania dell’Alpago c. Forania di Belluno d. Decanato di Livi- nallongo - Forania di Agordo e. Forania di Santa Giustina - Forania di Sedico f. Forania di Feltre - Forania di Lamon - Forania di Pedavena 4. I vicari foranei ave- vano approfondito tale que- stione - fin dall’incontro del 12 ottobre 2016 - indicando l’opportunità di un periodo di sperimentazione di due anni , che comprendesse an- che il tempo necessario per rinnovare i Consigli pasto- rali parrocchiali. Quindi la sperimentazione in atto conti- nuerà lungo tutto l’anno pa- storale 2018-2019 . Questo ci permetterà di operare un di- scernimento più oculato at- traverso dati di esperienza, per poi poter determinare una configurazione pasto- rale più stabile del nostro territorio diocesano. 5. C’è un aspetto im- portante da considerare per motivare la necessità di que- ste «convergenze». Si tratta della questione enunciata nell’Assemblea del Presbi- terio (31 maggio 2018) ed esplicitata nel quinto punto degli orientamenti pasto- rali su « La prossimità e la collaborazione tra le comuni- tà parrocchiali ». Essa ci im- pegnerà lungo questo anno pastorale: «Durante l’anno pastorale è necessario dare compimento alla scelta - già avviata negli anni addietro - di affidare più parrocchie a uno o più parroci, estenden- dola a tutte le parrocchie. Negli organismi pastorali si opererà un discernimen- to per portare a termine un disegno globale di collabo- razione pastorale tra le par- rocchie in tutta la diocesi». Si ricorda che oltre al mini- stero presbiterale - già 123 parrocchie su 158 hanno il parroco «in condivisione» - vi sono altri evidenti segni

il commento A breve la nomina dei provicari In vista dei Consigli pastorale e presbiterale

L’Amico del Popolo Chiesa locale

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L’Amico del Popolo 20 seTTEMBRE 2018 - N. 37

istituto «sperti» domenica 9 settembre Il grazie della comunità a suor Anna e suor Giulia A Belluno dal 2000 e dal 1996, hanno servito in ospedale e nel convitto

Domenica venticinquesima del T.O. La parola della settimana «Avevano discusso chi fosse il più grande» (Mc 9,30-37)

La scorsa domenica il Vangelo di Marco ci ha mostrato come il primo annuncio della passione abbia trovato l’incompren- sione, il cuore duro e l’in- ciampo addirittura satani- co in Pietro, radicato nelle sue idee e nei suoi sogni di «potere» e di «sapere». Il se- condo annuncio della pas- sione trova ancora dei cuori duri, e non ha più successo del primo. In primo luogo il testo ci dice che i discepoli «non comprendevano que- ste parole e avevano paura a chiedergli spiegazioni»… insomma c’è un «non capi- re» e un «non voler capire». i dodici senza scusanti Qui i Dodici non hanno scusanti in quanto Gesù diceva queste cose circa la sua passione con franchez- za, senza veli. Ma sono pro- prio le cose dette così che spaventano e si vogliono scavalcare a ogni costo. D’altro canto la passione viene meglio specificata da un particolare che non è secondario; non si par- la più di «anziani, sommi sacerdoti e scribi», qui si parla di «uomini»: il Figlio dell’uomo è consegnato nelle mani degli «uomini», significa che non basta non far parte di quelle categorie storiche per essere innocen- ti in questa storia di dolore del Figlio dell’uomo. Sono gli uomini i destinatari di quella «incomprensibile» consegna da parte del Pa- dre. Gli uomini ne faranno ciò che vorranno, fino a ucciderlo appendendolo a una croce. una condanna nessuno escluso Tutti gli uomini. Nessu- no escluso. Non sono stati né Giuda, né quegli Ebrei, né il Sinedrio, né Pilato con i romani… Certamen- te loro hanno fatto la loro parte materialmente e sto- ricamente, ma sono le mani di tutti gli uomini a essere macchiate del suo sangue che, paradossalmente, ha lavato e salvato tutti. Tut- to questo mistero di amore, però, resta chiuso al cuore di quei Dodici che sono proprio i più vicini a Gesù; e Marco sottilmente ce ne spiega qui il motivo: non può capire l’amore chi è teso a cercare primati, privilegi e potere. volere i primi posti Dice il testo che i Dodici sono «per via»: un’espres- sione importante che ci richiama alla nostra quo- tidianità, al nostro essere «per via» nella sequela di Cristo; ma i Dodici, invece di seguire davvero Gesù che va alla consegna, seguono se stessi, le loro idee, i lo- ro deliri di potere… Pietro avrà anche obbedito e sarà tornato «dietro» a Gesù, co- sì come gli era stato detto,

ma è rimasto con il cuore lì dove era andato e cioè da- vanti a Gesù, a sbarrargli il passo e a insegnargli come doveva fare il Messia. Pie- tro e gli altri pensano che il Cristo debba essere potente perché vogliono gustare una fetta di quel potere. «Chi è il più grande tra noi?». «Chi comanda?». Continuano a non capire, e in questo se- condo annuncio della pas- sione Marco ci mostra che questo non capire non è solo teorico; l’evangelista, infatti, ci mostra un modo concreto, pratico dell’incom- prensione: cercano i primi posti. Volere i primi posti, voler apparire, volersi im- porre sugli altri mostra quanto si sia lontani dalla via che Gesù ha imboccato. Loro vogliono i primi posti. Una cosa però cer- tamente l’avevano capita: Gesù non la pensava così. Certamente, alla doman- da circa la natura dei loro discorsi, essi tacciono. Si vergognano? Non vogliono affrontare il discorso? Non vogliono ancora sentirsi di- re, con franchezza, quelle cose che tanto li turbano, e che vogliono distoglierli dai loro sogni di potenza? il ‘‘posto’’ di dio Gesù è paziente, e comu- nica ancora ai suoi, con del- le parole e con un gesto, le vie incredibili e paradossali che vuole e che deve imboc- care; ecco le vie incredibili di Dio: loro, i discepoli, desiderano i primi posti, Gesù desidera l’ultimo po- sto! Quel bambino che Gesù pone al centro abbraccian- dolo, è segno non di inno- cenza ma dell’ultimo posto che Lui vuole abbracciare per indicare al mondo le vie del Padre. Gesù abbraccia, accoglie quell’ultimo posto, quello che occupano i bam- bini, del tutto dipendenti e fragili. Ai discepoli che sognano potenza Gesù pre- senta un’icona di impoten- za dicendo che chi accoglie quella debolezza, quella fragilità nel suo nome ac- coglie Lui stesso e, parados- salmente, Dio… E qui Marco è di una for- za straordinaria, in quanto ci mostra che all’ultimo po- sto c’è addirittura Dio. La Chiesa non è la comunità dei perfetti ma dei perdona- ti. Gli apostoli pagheranno a caro prezzo la loro suppo- nenza: davanti allo scanda- lo della croce e davanti al- la loro paura ritroveranno l’autenticità del loro cuore e diventeranno - finalmente - capaci di amare. Fra noi sia così: guardiamo ai bambini che tutto attendono dagli adulti, che si fidano, che attendono. Non diventiamo infantili, ma trasparenti e puri, desiderosi di essere presi in braccio da Dio, ca- paci di vedere la luce e la bellezza e il gioco in ogni evento. Bambini nel cuore e nel giudizio, adulti nelle azioni e nella forza di ama- re. Come Cristo.

È la frase principale che ha guidato la comunità dell’istituto «Sperti» il 9 settembre, nell’incontro di preghiera di saluto a suor Anna Tagliapietra e suor Giulia Duina, a cui hanno partecipato il vescovo Re- nato Marangoni, il vicario generale don Graziano Dal- la Caneva e don Christian Mosca. L’evangelista Gio- vanni ci ha aiutato a legge- re la realtà della comunità religiosa, coinvolta nei mo- vimenti apostolici, ad acco- gliere l’oggi di Dio e le sue sorprese che si manifestano anche nel trasferimento di comunità delle due suore. Il vescovo, rifacendosi alla Parola di Dio ascoltata, ci ha sollecitate a continuare a gettare le reti come Pie- tro e a continuare a vivere la carità, espressione del no-

pastorale diocesano e per il volontariato settimanale al- la mensa dei poveri dei frati Cappuccini a Mussoi; a suor Giulia, a Belluno dal 1996, per la sua presenza e il ser- vizio di educatrice presso l’Istituto Sperti a favore del- le ragazze del convitto che provengono dal Bellunese e da alcune realtà venete, per motivi di studio. Suor Anna sarà trasferita a Venezia, comunità «La Veronica»; suor Giulia a Brescia, «Casa Maria Bambina». Alla pre- ghiera ha fatto seguito con un momento conviviale vis- suto in semplice fraternità. La sofferenza per il distacco è grande, ma più forte è il grazie al Signore per il cam- mino condiviso insieme, cer- ti che la preghiera e il bene fatto e ricevuto continuerà a tenerci uniti.

BELLUNO - Da sinistra: suor Giulia Duina, il Vescovo Renato Marangoni, suor Anna Tagliapietra.

stro carisma e compimento di tutto, nel «benedetto Istituto». Un grazie corale al Signore è stato espresso per il dono di suor Anna, a Belluno dal 2000, per la sua presenza e il servizio svolto

nella pastorale della salute presso l’ospedale «San Mar- tino», per il suo servizio di delegata vescovile per la pastorale della salute ini- ziato quest’anno, per la col- laborazione nel Consiglio

facen sarà inaugurata venerdì 21 alle 20 70 sassi e pietre dai santuari mariani per la candela a Maria La candela arderà accanto a una statua scolpita in cirmolo da Bottegal

Venerdì 21 settembre alle 20, in Fa- cen di Pedavena, la Comunità di «Villa San Francesco» del Cif (Centro italia- no femminile) di Venezia, sente il bi- sogno di dire grazie alla Madonna per le tante attenzioni e sensibilità da El- la manifestate a migliaia di ragazzi e giovani che qui hanno vissuto e vivono. Verrà inaugurato il Capitello Mariano ideato e realizzato anche da loro, con l’aiuto di educatori e volontari. La statua mariana, scolpita su legno di cirmolo dall’artista feltrino Antonio Bottegal, poserà su pietre significati- ve dal sapore mariano e avrà vicina una grande candela composta da 70 sassi e pietre, a memoria dei 70 anni di vita della Comunità, pietre simbolo raccolte, prese, trovate nelle vicinan- ze di Santuari Mariani italiani e non italiani, come a chiese dedicate alla Madonna. Una stella alpina, raccolta sulla

tomba di un milite senza nome, se- polto nel cimitero di Santo Stefano di Cadore, verrà messa a dimora in un grande sasso prelevato dall’Isola dei morti di Moriago della Battaglia, la Prima Guerra mondiale, donato al Museo dei sogni, della memoria, della coscienza e dei presepi, dall’allora sin- daco Pergentino Breda. È stato chiesto aiuto ai rettori di 100 santuari mariani, come a persone at- tente alla Madonna, persone queste che hanno risposto in maniera sor- prendente ed edificante. L’iniziativa, partita il 15 agosto, festa della Madon- na Assunta in cielo, ha incontrato un grande interesse in tante parti d’Ita- lia. I sassi necessari sono già arrivati (oltre 90), accolti con grande emozione dai ragazzi e dai giovani che vivono in Comunità. Guiderà il rosario comuni- tario don Attilio Riva, orionino, diret- tore delle Poste Vaticane, con lo snodo

della processione dalla Casa Emmaus in Facen di Pedavena, (seguire le in- dicazioni dell’acquaiolo), la sosta al capitello della scalinada dedicato alla Madonna e che un tempo portava la scritta «Mi posero qui perche’ vi cu- stodisca», nell’Oratorio San Francesco Saverio, la successiva dimora all’in- gresso della Comunità. Il sacerdote orionino indosserà la stola ricamata appositamente nel Monastero del Santissimo Redentor ad Atlixco in Messico e donata alla Comunità. Viene subito manifestata gratitudine, a quanti vorranno ono- rare la Madonna. Si prega, per chi parteciperà, di arrivare con un poco di anticipo, questo per parcheggiare le vetture, vista l’annosa questione degli incontri formativi e di preghiera comu- nitaria del lunedì, quella di trovare posto in Facen. La serata di preghiera avverrà con qualsiasi tempo.

antole-sois e bes Don Lino Agostini, 40 anni di Messa Il grazie della comunità al Signore

santuario del nevegàl Suor Briselda è la superiora

santuario di san vittore La nuova Via crucis

ANTOLE - Le comunità parrocchiali di Antole-Sois e Bes han- no festeggiato il loro parroco, don Lino Agostini (al centro), nel 40esimo di ordinazione sacerdotale avvenuta il 9 settembre 1978. Un momento di ringraziamento e di festa, organizzato spontaneamente dai parrocchiani anche con la collaborazio- ne dei genitori dell’asilo parrocchiale che hanno fatto perve- nire a don Lino la benedizione di Papa Francesco per questo importante traguardo. Una festa per dire grazie al lavoro e alla disponibilità verso tutti di don Lino.

Una delle stazioni. Domenica 23 settem- bre, dopo il concerto delle 18, benedizione della via Crucis in icone realizzata da Mercedes Fontanive per la cappella feriale.

Suor Briselda. Da domenica 16 set- tembre, nuova superio- ra nella comunità delle suore del Nevegàl. Suor Briseida viene dalla casa madre di Breno (Bs).

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