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In provincia e nel mondo

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L’Amico del Popolo 20 settembre 2018 - N. 37

La Giunta regionale ha predisposto un disegno di legge per contrastare il fenomeno Azzardo, in un anno 779 euro a testa dei Bellunesi nelle sole “ macchinette ”

Le valli si nascondono Le montagne si mettono in mostra e più sono alte più sono visibili. Il loro profilo le rende riconoscibili anche da lontano e così danno la fisionomia ad un intero ter- ritorio. Anche i laghi con la diversità che li caratteriz- za, il colore che attira e il fatto di stare abitualmente al centro, sono sempre in mostra e probabilmente per questo sono molto noti e frequentati. Le valli invece si nascondono. Non parlo certamente delle valli più grandi, dai nomi famosi, ben propagandati al punto d’essere conosciuti anche lontano. In qualche caso si direbbe che alcune delle nostre valli sono note in tutto il mondo. Mi riferisco invece alle innumerevoli valli minori che si aprono tra le nostre montagne; i locali hanno un nome per ciascuna, ma non è sempre facile trovarle. Si direbbe che si nascondono. Si trovano ad una certa quota e raggiungerle costituisce spesso una sorpresa. Tra le Alpi ce ne sono molte, ma credo che le Alpi Orientali, proprio quando cominciano ad abbas- sarsi senza poter affidarsi per la propria celebrità alle vette più note, ne nascondano il numero più alto. E gli Appennini? Ne custodiscono tante. Hanno caratteri- stiche diverse dalle nostre: più verdi perché più ricche di vegetazione, talvolta ricoperte di boschi e foreste e perciò più misteriose e forse anche più insidiose: per gli eremiti di un tempo erano l’ideale. Ma è ora che parli di alcune di esse. Quella che, per un certo periodo, ho amato maggiormente è stata la Val di Fanes. Per un motivo tutto mio, ho cercato di salirvi – si trova sopra i 2.000 metri – tutti gli anni il 20 agosto, festa di san Bernardo, percorrendola fino al lago del Limo. Nel ritorno ero solito compiere la deviazione per forcella del Lago, scendendo al lago di Lagazuoi. Non mi ha mai deluso fino a quando non è stata invasa dalle mountain bike. Oggi quando la ricordo mi prende invariabilmente il rimorso per un impegno non mantenuto: avevo promesso a mia ma- dre di condurla lassù, sicuro che ne avrebbe goduto immensamente. Non ho mai trovato il tempo e intanto il tempo è passato. Più tardi ho scoperto una nuova valle e il verbo ‘scoprire’ qui è al proprio posto. Scen- dendo dal Passo del Camoscio, raggiunto da S. Vito di Cadore, sono sbucato nell’immenso catino della Val di Mezzo, collocata nel gruppo delle Marmarole, scenden- do fino al bivacco Voltolina. Quella prima volta era il 16 agosto di un’estate molto calda e i nostri paesi erano letteralmente invasi dai turisti. In quella valle che la guida definisce «ampia e luminosa, in un ambiente di elegante severità» trovammo un unico scalatore presso il bivacco e per lui eravamo le prime persone che vedeva da tre giorni! L’ impressione di quel giorno è anche il mio ricordo di oggi: «Spero che il Paradiso somigli a quella valle». La settimana scorsa ho fatto una nuova scoperta, mol- to felice. Un amico mi aveva quasi obbligato dicendomi che prima dell’autunno dovevo andare in Val Vissada. Dove sarà? Riuscirò ad andarvi con le forze che non sono più quelle di un tempo? Mi sono messo per strada e da forcella Zovo, dopo un tratto nel bosco che al mat- tino era assai fresco, ho preso il sentiero che sale alla valle. Bisogna infatti salire anche qui, perché queste valli, al contrario di quanto si pensa di loro cercate in basso, si trovano in quota. Il sentiero dunque sale e va percorso con attenzione. All’inizio una lapide ricorda uno stimato collega, don Avio, che vi trovò la morte anni fa, tradito però dal ghiaccio primaverile. Oggi non c’è ghiaccio, ma solo gran caldo che tra i mughi si fa sentire, benché siano ancora le prime ore della giornata. C’è anche la musica di accompagnamento formata da una cascata che il sentiero costeggia e poi supera. Finalmente si entra nella valle dove ci sono solo silenzio e solitudine. Oggi anche molto sole, un po’ insolito a metà settembre e probabilmente è opera del sole la colorazione ormai autunnale della valle che appare rossiccia per la tinta dell’erba già secca. Del resto la vicinanza dell’autunno è segnalata dagli odori o piuttosto dai profumi che certe piante diffondono e sono inconfondibili: li apprezzo tanto per il loro po- tere di evocare ricordi. Talvolta chiudo gli occhi per immaginare questi luoghi in giugno, proponendomi di venirci il prossimo anno per vedere la fioritura che, a ragione, penso esuberante. Sono seguite sei ore di silenzio, solitudine e sole, tanto sole, anche sulla cre- sta dove sono giunto per il mezzogiorno, mangiando lì il pranzo che avevo portato con me e nutrendomi del panorama che si godeva da quel punto. Anche le mucche, assai numerose, in un avvallamento sotto- stante se ne stanno ferme e ruminano accovacciate per terra e non scuotono i campanacci che avevano rotto piacevolmente il gran silenzio. In quelle ore c’era forse qualcuno più fortunato di me? È il regalo di queste valli quando abbandonano l’abituale nascondimento e si rivelano a chi le cerca. Succede così anche per i segreti dell’anima. Luigi Del Favero Ai lettori: L’Amico del Popolo srl tratta i dati come previsto dal RE 679/2016, l’informativa completa è disponibile all’indi- rizzo www.amicodelpopolo.it/privacy.html . Il Titolare e responsabile del trattamento dei dati raccolti all’atto della sottoscrizione dell’abbonamento, liberamente conferiti, è il legale rappresentante a cui ci si può rivolgere per i dirittiprevistidalRe679/2016.Questisono raccolti inunabancadatipressogliufficidipiazzaPiloni11aBelluno (Tel. 0437 940641). 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Lo scorso anno i Veneti hanno speso in giochi e scom- messe 6 miliardi e 106 milio- ni. È come se ogni residente avesse giocato 1.245 euro a testa. Secondo i dati dell’A- genzia nazionale delle Doga- ne e dei Monopoli, nel 2017 i Veneti hanno speso in giochi e scommesse 276 milioni in più del 2015. In tutta Italia la spesa per l’azzardo è stata di 101,85 miliardi, lievitata del 142% in dieci anni. Tanto per avere un’idea sul volume delle giocate in Vene- to, nel solo 2017 gli incassi dell’industria del gioco - tra videolottery e sale-bingo, agenzie di scommesse, lotto, Gratta&vinci e Winforlife - superano il costo complessivo per la realizzazione del Mose. La “parte del leone” la fanno le slot e le videolottery, po- sizionate nei bar, ristoranti, esercizi pubblici di ogni tipo: lo scorso anno le circa 40mi- la “macchinette” disseminate in Veneto hanno inghiottito 4,7 miliardi di euro, pari al 77 per cento delle scommes- se complessive nel territorio regionale. Disaggregati per provincia, i volumi delle giocate relative alle cosiddette “macchinette” (Awp, più semplici e a basse giocate, e Vlt, di nuova gene- razione e con possibilità di vincite più lucrose) eviden- ziano il primato degli abitanti del Polesine che lo scorso anno hanno scommesso 1.470 euro a testa, seguiti dai Veronesi (1.114), dai Veneziani (1.051), dai Trevisani (900), dai Pa- dovani (792) e dai Bellunesi (779). «I dati dell’agenzia del Mo- nopolio evidenziano un con- tinuo incremento dei volumi del gioco d’azzardo», segnala l’assessore regionale alle poli- tiche sociali, Manuela Lanza- rin. «Il Veneto risulta essere la quinta regione in Italia, do- po Lombardia, Lazio, Campa- nia ed Emilia Romagna, ma schizza al terzo posto per cifre giocate alle cosiddette “mac- chinette”, preceduto solo dalle più popolose Lombardia e La- zio. Senza rendersene conto, i giocatori abituali si sottopon- gono a una sorta di prelievo forzoso, di cui beneficiano l’erario (per il 12 per cento, pari in Veneto a 765 milioni di gettito nel 2017), la filiera dell’industria del gioco (che ha guadagnato circa l’11 per cento del volume delle scom- messe in Veneto) e la “dea bendata”, che redistribuisce il monte-premi secondo le “re- gole” dell’azzardo, per cui è il banco a vincere sempre». «Sono numeri allarmanti – prosegue l’assessore – perché slot e videolottery sono dispo- sitivi elettronici che favori- scono un utilizzo compulsivo, isolano i giocatori e creano una vera e propria dipenden- za patologica. Nel 2016 i gio- catori problematici in Veneto risultavano essere 32.500 e i potenziali “malati di gioco

patologico” sono stimati tra i 3200 e i 3700. Ma solo la metà di questi si rivolge ai servizi pubblici per chiedere un aiu- to a uscire dalla spirale della ludopatia, ormai riconosciu- ta come vera e propria pato- logia da prevenire e curare». Gli esperti dell’Ulss Dolomiti stimano che in provincia di Belluno i dipendenti da gioco d’azzardo siano circa 4.000 e, al momento, in meno di 100 si sono rivolti ai Servizi per farsi aiutare. Vista la situazione, nei gior-

ni scorsi la Giunta regionale ha approvato un disegno di legge, inviato al Consiglio regionale per la sua approva- zione definitiva, per sostenere l’iniziativa degli enti territo- riali, dei servizi sociosanitari e delle agenzie educative negli interventi di prevenzione. I 15 articoli della legge-quadro proposta dalla Giunta – rias- sume l’assessore Lanzarin, prima proponente del testo – prevedono distanze minime dei “punti gioco” dai luoghi di aggregazione sociale (300

metri nei Comuni più piccoli, 500 in quelli con oltre 5 mila abitanti), stop alle aperture ininterrotte delle sale gioco e niente pubblicità di vincite, obbligo di vetrine trasparen- ti per le sale e le agenzie di scommesse, Irap maggiorata dello 0,92 per cento per gli esercenti che ospitano slot e apparecchiature da gioco. In materia urbanistica e di rego- lamentazione amministrativa il disegno di legge rimanda ai Comuni, che possono indivi- duare criteri per la dislocazio- ne territoriale dei punti gioco e prevedere incentivi e forme premiali per gli esercenti che disinstallano “macchinette”, slot machines e apparecchia- ture varie da gioco. Le sanzio- ni previste potranno arrivare a 6mila euro. «Mi auguro che il testo sia approvato presto dal Con- siglio – conclude l’assessore – perché gli enti territoriali hanno bisogno di un riferi- mento legislativo certo, per imporre distanze minime e misure preventive e affron- tare le incertezze dell’attuale quadro normativo. Il dovere dell’istituzione pubblica è tutelare la salute dei propri cittadini».

Quale governo del territorio? «Cambio di paradigma, visione innovativa e governance per la crescita sostenibile del territorio»: si tratta della conferenza che Fondazione Società Bellunese propone per venerdì 21 settembre alle 16 in «Sala Bianchi», in via Fantuzzi a Belluno. Dopo i saluti e l’intervento di Luciano Gallo, direttore dell’Unione territoriale in- tercomunale delle Valli e Dolomiti friulane, prenderà il via una discussione, moderata da Maurizio Busat- ta, esperto di autonomie territoriali, che coinvolgerà i sindaci di Belluno, Feltre, Val di Zoldo e Agordo, il presidente del Consorzio Bim (e sindaco di Alpago), il presidente dell’Uncem (e sindaco di Santa Giustina), il presidente della Coop Sociale Cadore, il curatore di Do- lomiti Contemporanee, il deputato Roger De Menech.

La motivazione: «Il territorio è più importante delle bandiere» Parlamentari bellunesi uniti Si incontreranno ogni mese per affrontare i temi della provincia

ROMA - Da sinistra Mirko Badole (Lega), Dario Bond (Forza Italia), Roger De Menech (Pd), Luca De Carlo (Fratelli d’Italia), Federico D’Incà (M5S).

Si è svolto mercoledì 12 settembre nell’uf- ficio del Questore della Camera, Federico D’Incà, l’incontro tra i deputati eletti in provincia di Belluno. All’ordine del giorno le problematiche della montagna bellunese. Erano presenti Mirko Badole (Lega), Dario Bond (Forza Italia), Luca De Carlo (Fratelli d’Italia), Federico D’Incà (Movimento 5 Stel- le) e Roger De Menech (Partito Democratico). Assente giustificato il senatore Paolo Savia- ne, impegnato in Aula a Palazzo Madama. L’incontro tra i deputati è stato il primo degli appuntamenti mensili che riuniranno tutti i parlamentari bellunesi per affronta- re insieme le questioni che interessano la montagna bellunese e delineare un’opera di coordinamento. Un’occasione importante, che diventerà un appuntamento. Discuteranno delle «problematiche che non hanno bandie- ra», dichiarano i parlamentari, «ma che sono centrali per il nostro territorio e che ci devono vedere tutti uniti e impegnati per risolvere e

combattere così lo spopolamento». Nell’incontro del 12 sono stati numerosi i temi affrontati, come la laminazione del Lago di Cadore, le criticità e gli ostacoli al volo per gli elicotteri sul territorio bellune- se e l’autonomia della Provincia di Belluno. In particolare, in riferimento a quest’ultimo argomento, i parlamentari hanno espresso all’unanimità la volontà di fissare al più presto un incontro con il Ministro Stefani per fare il punto sul tema e poter gestire al meglio il processo dell’autonomia territoria- le, così come indicato dai cittadini bellunesi l’ottobre scorso. Tra le problematiche al centro dell’atten- zione dei parlamentari bellunesi anche l’elet- trificazione dell’anello ferroviario basso delle Dolomiti (Vittorio Veneto – Belluno - Feltre) e il completamento delle dorsali delle piste ciclabili da Cortina fino a Primolano per svi- luppare una mobilità ciclabile in tutto quanto il territorio bellunese.

Abbonamento: annuale € 53,00; biennale: € 98,00; sostenitore € 70,00; benemerito € 80,00; semestrale € 34,00 segreteria@amicodelpopolo.it Pubblicità: piazza Piloni 11, 32100 Belluno, Tel. 0437 940641 pubblicita@amicodelpopolo.it Tariffe: Avvisi commerciali € 20,00 a mo- dulo; Avvisi legali € 0,90 al mm/colonna; Necrologi da € 35,00

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