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L’Amico del Popolo 20 settembre 2018 - N. 37

Massaro e Perenzin in Consiglio regionale sul Piano socio-sanitario 2019-2023 Ospedali, i sindaci alla Regione: in quota dateci la “golden hour”

Unità di intenti a livel- lo bellunese, attenzione alla specificità monta- na e più risorse da parte della Regione. Secondo la Conferenza dei sindaci dell’Ulss 1 Dolomiti, è que- sta la cornice nella quale sviluppare il nuovo Piano socio-sanitario del Veneto 2019-2023 attraverso una «rete ospedaliera provin- ciale» strutturata sulla collaborazione con l’Hub «territoriale di riferimen- to» (vale a dire l’ospedale di Treviso) e sul rispetto del principio della “golden hour” nell’accesso alle pre- stazioni d’urgenza. Il documento, frutto di un delicato confronto diplomatico tra Belluno, Feltre e le zone periferiche della provincia, è stato il- lustrato in sede di audizio- ne alla commissione Sani- tà del Consiglio regionale, giovedì 13 settembre, dal sindaco di Belluno, Jacopo Massaro e dal suo collega di Feltre, Paolo Perenzin, rispettivamente presiden- te e vicepresidente della Conferenza dei sindaci. «Nel progetto di area va- sta», hanno spiegato Mas- saro e Perenzin, «è neces- sario che esistano centri di riferimento bellunesi che rilancino la nostra sani- tà». I due primi cittadini usano il plurale “centri di riferimento”, il concetto di “area vasta” con Treviso e, non citandone il nome, non sposano l’idea che il San Martino possa essere l’o- spedale di riferimento pro- vinciale anche in deroga ai requisiti fissati dal decre-

ospedaliera - le prestazio- ni che ciascuna struttura potrà erogare «per tutto il bacino di utenza» provin- ciale. Quanto al concetto di “golden hour” (letteral- mente l’“ora d’oro”) più volte richiamato nel docu- mento della Conferenza dei sindaci dell’Ulss 1, va ricordato che l’ora cosid- detta “salvavita” si misu- ra nel tempo di accesso alla struttura ospedaliera presso la quale poter stabi- lizzare le condizioni vitali di un paziente critico.

si tratta da un lato di «in- tegrare nella medicina di base anche i servizi sociali comunali, il volontariato sociale e il sistema urgen- za-emergenza medica» e dall’altro lato di individua- re - all’interno della rete

to ministeriale 70/2015. «La sanità montana», sottolinea Massaro, «com- porta maggiori costi e maggiore complessità del- la struttura organizzativa. La conformazione territo- riale e la situazione demo-

grafica del nostro territo- rio, delle nostre vallate, impongono un trattamen- to diverso rispetto a quello possibile per la pianura». Di qui la richiesta di «ri- sorse aggiuntive» con una maggiorazione degli stan-

ziamenti in misura «non inferiore al 25 per cento» della media della spesa sanitaria regionale non- ché di uno specifico mo- dello ospedale-territorio a misura delle zone mon- tane. Sotto questo profilo

Effetto della “direttiva derivazioni” e del nuovo “decreto rinnovabili” (c’è però bisogno di chiarimenti) Un giro di vite per le centraline idroelettriche? Fra l’incudine e il martello di una norma interpretabile in questo momento è la Provincia di Belluno

Un «immediato chiarimento sull’interpretazione e applicazio- ne della “direttiva derivazioni” da parte di tutti i soggetti competen- ti in materia: vale a dire Stato, Regione e Autorità di distretto», come tempestivamente richiesto dal Consiglio provinciale di Bellu- no in margine ai 95 procedimenti autorizzatori ancora pendenti a palazzo Piloni e un giro di vite sul versante delle energie rinnovabili - come auspica il deputato bellune- se pentastellato Federico D’Incà in margine al decreto che il ministro dello Sviluppo economico è in pro- cinto di pubblicare con la previsio- ne di escludere dagli incentivi gli impianti idroelettrici che generino «prelievi aggiuntivi dai corpi idrici» - potrebbero aprire, anche se ormai tardivamente, una nuova stagione

sul sempre incandescente terreno delle centraline idroelettriche che punteggiano il territorio della mon- tagna bellunese. Il chiarimento normativo però tarda a venire e sul decreto incen- tivi c’è battaglia perché per tutte le energie rinnovabili porta in dote 250 milioni di euro, fino al 2020. «La nuova formulazione del de- creto non consentirà», sottolinea D’Incà, «l’accesso all’incentivazio- ne da parte degli impianti che non rispetteranno la tipologia costrut- tiva a impatto zero sui corpi idrici». Ora, questa prospettiva dovrebbe rallentare la corsa che la Provincia ha visto intensificarsi da quando la Regione le ha trasferito le com- petenze amministrative connesse con la gestione del demanio idrico e il rilascio dell’autorizzazione unica

agli operatori interessati. Si è però aperta una disputa interpretativa, con il corollario di molto probabili contenziosi, per le pratiche in istruttoria al 30 giugno. Fino a quella data la stringente “direttiva derivazioni” del Distret- to delle Alpi orientali (già Autori- tà di bacino) pubblicata il 7 marzo assume infatti «il valore solo di li- nea guida» nella valutazione degli obiettivi di qualità ambientali delle derivazioni idriche in gioco. In effetti - si legge nella delibera del Consiglio provinciale - «l’appli- cazione immediata delle nuove di- sposizioni ai procedimenti in corso determinerebbe per molti di essi un esito negativo», però serve «una de- finitiva interpretazione che affronti chiaramente il problema tempora- le».

Esprimendo comprensione per i propri uffici «sottoposti a un ri- levante impegno in termini di ca- richi di lavoro, essendo al centro di rilevanti tensioni e pressati da responsabilità di vario ordine», la Provincia sollecita «un urgente con- fronto con la Regione, ai suoi massi- mi vertici, al fine di condividere le problematiche involte dall’utilizzo della fondamentale risorsa d’acqua, che tante preoccupazioni sta deter- minando nell’opinione pubblica del- la montagna». Nessuna risposta per ora né da Venezia (Regione) né da Roma (mi- nistero dell’Ambiente da cui l’Au- torità di bacino distrettuale dipen- de). «Ci troviamo fra l’incudine e il martello» commenta, amareggiato, il consigliere provinciale delegato Pierluigi Svaluto Ferro.

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