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offscapes

Oggi la maggior parte delle opere visive cercano soltanto di far colpo su di voi. Esse coltivano l’effetto retinico piuttosto che quello mentale. Esse danno da vedere invece

di far vedere

. È quello che accade nel mondo, sempre più pervasivo, delle immagini il cui fascino repulsivo sta nella suggestione di un attimo, dell’istantaneità perenne

di sembianze figurative che come lampi svaniscono senza lasciare traccia, dell’elettronica inconsistenza di pixel che non vanno mai oltre l’illustrazione evanescente del

momento.

Offscapes

non appartiene a questo mondo. È scrittura dello spazio; dialogo sulla percezione tra testo e fotografia; visione con “parole a spezzare i nostri respiri”. È un

registro alternativo dove non si rischia di diventare

blasé

che consiste

nell’attutimento della sensibilità rispetto alla differenza fra le cose, non nel senso che queste non

siano percepite – come sarebbe il caso per un idiota – ma nel senso che il significato e il valore delle differenze, e con ciò il significato e il valore delle cose stesse, sono

avvertiti come irrilevanti

.

Offscapes

is a book in which the voice from the text is essential in giving greater force to the images, above all in the “midst of the undone sub-

urbs”, the word becomes a multiple view which attempts to highlight tales, events, stories and actions in a “landscape without metaphors”; it is a

participating observation portraying the “unruly line of the suburbs” it registers its belonging to a discourse which still has to be made in the face of

the “general map of destruction”.

And it is along this route that it opens towards the

sense of possibility

or rather towards

the ability to consider all that equally could exist without giving

greater weight to that which is, with respect to that which is not

.

This is why

Offscapes

is much more than a book of photographs, it is an atlas of knowledge.

Offscapes

è un libro in cui la voce della scrittura è indispensabile per dare maggiore forza alle immagini. Soprattutto “nel pieno di periferie disfatte”, la parola diventa

sguardo plurale che prova a far risaltare episodi, avvenimenti, storie e azioni in un “paesaggio senza metafore”; è osservazione partecipata che ritrae la “linea slabbrata

dei sobborghi”; segna l’appartenenza a un discorso non ancora effettuato di fronte alla “mappa totale della distruzione”.

Ed è attraverso questo itinerario che si apre al senso della possibilità ovvero alla c

apacità di pensare tutto quello che potrebbe ugualmente essere, e di non dare maggiore

importanza a quello che è, rispetto a quello che non è

.

Ecco perché

Offscapes

è molto più di un libro di fotografie, è un atlante delle conoscenze.

Antonio Alberto Clemente

The titles, and the words within inverted commas, belong to Vincenzo Bagnoli. Quoted in italics are the words of our travelling companions who participated in the

drafting of this Introduction: Andrea Zanzotto, Antonio di Pietro Averulino aka il Filarete, Marguerite Yourcenar, Don Delillo, James Hillman, Aldo Giorgio Gargani, Guido

Ceronetti, Hans Jonas, Jean-Luc Nancy, Bruce Chatwin, Roland Barthes, Valerio Magrelli, Italo Calvino, Marc Augé, Bernard Noël, Georg Simmel, Robert Musil, Walter

Benjamin.