officeautomation-febbraio2013

Dire “ho gestito questo progetto, con questi obiettivi, di tot valore, coordinando venti persone e durato sei mesi“ è totalmente diverso da dire “ho manife- stato ottime doti di coordinamento, sono orientato ai risultati, ho grandi capacità di problem solving e di team building”. La valutazione va lasciata ad altre persone e ad altri contesti. È interessante notare che chi tende a darsi da solo un bel 10 e lode in tutto è poi lo stesso che alla fine chiama e chiede: “come mai non hanno scelto me che ero il candidato ideale?” Altra tendenza da evitare, purtroppo frequentissi- ma, nella descrizione della propria attività è l’uso di una terminologia, di acronimi, quasi di un ‘slang’ tipico della propria azienda, ma non immediata- mente comprensibile all’esterno. Capisco che chi ha lavorato per 10 anni in IBM o in HP o in qualsia- si grande gruppo sia talmente abituato a un certo linguaggio che fatica a cambiarlo, persino a pen- sare che qualcuno possa usare un’altra parola per definire quel ruolo o quella attività. Uno sforzo in tal senso però lo farei. Siate totalmente sinceri nell’indicare il livello di co- noscenza di una lingua straniera, si viene smasche- rati subito in sede di colloquio e si parte in salita. Evitate di dare informazioni su inquadramento e retribuzione annua lorda base (RAL) tranne che per una specifica richiesta: non è ancora il momento. Gli aspetti personali della nostra vita, hobby e si- mili servono sicuramente a dare un’immagine più definita di noi stessi, ma vanno tenuti entro precisi limiti. Va bene dire che mi piace leggere, sciare e che pratico karatè. Ma elencare i libri che ho letto ultimamente o dire quando sono diventato cintura nera esce decisamente dai confini di un curriculum

professionale. Lo stesso discorso vale per i titoli, gli attestati o i corsi frequentati, citarli è utile ma sen- za dilungarsi sul loro contenuto. Se una di queste esperienze sarà ritenuta interessante avremo tutto lo spazio di parlarne in sede di colloquio. Primo obiettivo: essere convocati Ricordiamoci che l’obiettivo del cv è principalmente quello di superare il primo step, di essere convocati per un colloquio, di norma il suo compito finisce lì, poi arriviamo noi in persona e inizia un nuovo film. L’ultima considerazione riguarda l’eventualità di fi- nalizzare il proprio cv alla posizione specifica per cui viene inviato. Non si tratta di dire cose non vere, ma di mettere in risalto le esperienze professio- nali allineate al ruolo per cui ci candidiamo. Se un commerciale ha un’esperienza bilanciata tra mon- do bancario e assicurativo e la posizione riguarda solo le banche è superfluo elencare i nomi di 20 clienti nell‘Insurance, mentre è sicuramente utile essere più dettagliati sui contatti e sui deal seguiti nel banking. Se sono un programmatore che conosce vari lin- guaggi ma la posizione per cui mi propongo riguarda principalmente il mondo Java sarà utile so¢ermarsi maggiormente su queste esperienze di sviluppo. Come tra una serie di foto tutte vere, senza ritoc- chi, scegliamo di mostrare quella che riteniamo più adatta alla circostanza, così a mio avviso dovrebbe essere con il cv. La nostra foto invece, quella vera, anche se ci piac- ciamo molto, eviterei di metterla: nel caso verremo ammirati in seguito. Del nostro cv possiamo anche avere una versione sintetica e una più analitica e inviare una o l’altra a seconda dei casi. In sintesi il proprio cv non è un volantino standard da spedire con una mailing list: è un ritratto di noi stessi, della nostra figura professionale, un curato biglietto da visita che va usato in modo attento e mirato.

Foto: © gigra - Fotolia.com

Sergio Cantinazzi sergio.cantinazzi@inlay.it

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febbraio 2013

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