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EuroWire – Marzo 2009

144

articolo tecnico

Densità del fumo

:

Una visibilità ridotta è molto preoccupante

nel caso di incendio, poiché rende difficile

sia la fuga dall’incendio, sia il salvataggio

da parte dei pompieri. La causa principale

di mancanza di visibilità in un incendio è

l’emissione di fumo. Tuttavia, la visibilità

ridotta è l’esito di una combinazione

di due fattori: la quantità di materiale

bruciato nell’incendio (inferiore nel caso

di materiale con migliori prestazioni

ignifughe) e la quantità di fumo rilasciata

per unità di materiale bruciato. Sono stati

proposti numerosi parametri empirici per

compensare il consumo incompleto dei

campioni sottoposti a prova. Uno di questi,

noto come “fattore fumo”, è stato utilizzato

recentemente con calorimetri che misurano

il tasso di emanazione del calore su scala

ridotta. e combina i due aspetti sopra citati:

oscuramento della luce e tasso di emanazione

del calore.

Il metodo di prova più comune in scala ridotta

per la misurazione del fumo generato dalla

combustione di prodotti è la tradizionale

camera di fumo NBS in modalità verticale,

conformemente alla norma ASTM E662. Dato

l’elevato numero di parametri possibili che

possono influenzare la propagazione della

combustione e del fumo, non è possibile

simulare uno scenario d’incendio reale nella

camera NBS. Tuttavia, è possibile valutare la

generazione di fumo di varie formulazioni in

condizioni limite identiche. La norma ASTM

prevede delle misurazioni in entrambe le

modalità: senza fiamma (campione fissato in

posizione verticale ed esposto solo ad una

sorgente di calore radiante) e con fiamma

(con fiamma alla base del campione). Il fumo

così generato riduce l’intensità di un raggio

di luce che attraversa la camera in direzione

verticale.

Tossicità

:

Infine, il pericolo d’incendio è anche

associato, almeno in una certa misura, alla

tossicità del fumo stesso. La causa principale

di ciò è che il prodotto tossico più importante

in qualunque incendio è il monossido di

carbonio (CO) prodotto da tutti i materiali

organici nella combustione.

Durante la combustione il PVC, rispetto

ad altri materiali, rilascia una maggiore

quantità di cloruro d’idrogeno e una piccola

quantità di monossido di carbonio. Entrambe

queste sostanze sono tossiche, ma con una

differenza sostanziale. Il cloruro d’idrogeno

è immediatamente percettibile ed irritante,

ed emana un odore acre che sollecita le

persone ad abbandonare l’area interessata.

Inoltre, tale acido si deposita sulle pareti, e

scompare velocemente dalla massa gassosa.

Il monossido di carbonio, invece, è inodore e

insapore, e si accumula in una concentrazione

sufficiente a causare perdita di coscienza

prima dell’evacuazione dall’area interessata.

É il monossido di carbonio, assieme al calore

e al fumo che si sviluppa con la combustione

di tutti i materiali organici, il principale

responsabile dei decessi durante gli incendi:

esso è noto come “il killer silenzioso”.

Per quanto riguarda il rischio di formazione

di diossine (normalmente correlata alla

combustione incontrollata dei materiali

che contengono cloro), vari studi hanno

evidenziato che le quantità emesse durante

un incendio casuale sono trascurabili: non

vi è un aumento apprezzabile del livello

generale di diossine presenti nell’atmosfera (i

livelli sono inferiori allo 0,1%).

Non esistono pertanto rischi elevati per le

persone o per l’atmosfera in caso di incendio

con grandi quantità di PVC.

2 I composti di PVC:

un contributo alla

sostenibilità

La tendenza degli ultimi anni è di eliminare i

rischi per l’ambiente e per la salute umana. La

direttiva RoHS (2002/95 EC) regolamenta la

“restrizione dell’uso di determinate sostanze

pericolose nelle apparecchiature elettriche

ed elettroniche“. Questa direttiva proibisce

l’immissione sul mercato UE di nuove

apparecchiature elettriche ed elettroniche

che presentano livelli superiori a quelli

consentiti di piombo, cadmio, mercurio,

cromo esavalente, bifenili polibromurati

(PBB) e ritardanti di fiamma a base di eteri di

difenile polibromurati (PBDE). Si tratta solo

di un primo passo verso la produzione di

materiali che rispettino l’ambiente.

Il 1° giugno del 2007, è entrato in vigore

il regolamento EC 1907/2006 REACH

(Registration Evaluation and Authorisation

of Chemicals) concernente la registrazione,

la valutazione e l’autorizzazione delle

sostanze chimiche al fine di innalzare il

livello di protezione della salute umana e

dell’atmosfera.

Tale regolamento comprendeva altresì la

promozione di metodi alternativi per la

valutazione dei pericoli insiti nelle sostanze

nonché la libera circolazione di sostanze

all’interno del mercato UE, rafforzando nel

contempo la competitività e l’innovazione.

Le priorità del regolamento REACH sono le

seguenti:

La registrazione di circa 30.000 sostanze,

commercializzate e prodotte prima

del 1981 o importate in quantità di

1 tonnellata l’anno, definendo il principio

OSOR “una sostanza, una registrazione”

(One Substance, One Registration) allo

scopo di invertire il cosiddetto onere

della prova, imponendo ai produttori

o agli importatori di dimostrare che la

commercializzazione dei loro prodotti

chimici può avvenire senza pericolo per

la salute umana e l’ambiente.

Autorizzazione e sostituzione delle

sostanze pericolose, assicurando che i

rischi sono adeguatamente controllati e

che queste sostanze sono sostituite da

idonee sostanze o tecnologie alternative.

Obbligo di diligenza a carico dei

fabbricanti, importatori ed utilizzatori

finali.

Restrizioni in applicazioni specifiche.

Alto livello di protezione della salute

umana e dell’ambiente in caso di utilizzo

di prodotti chimici.

Comunicazione delle informazioni e

condivisione dei dati secondo il principio

“no data, no market” che prevede

l’obbligo di pre-registrazione (se la

sostanza non viene registrata non può

essere immessa sul mercato).

Grazie alla sua versatilità in varie applicazioni

e ai costi competitivi, il PVC resta un materiale

d’elezione per l’industria edilizia come pure

per le attrezzature e gli equipaggiamenti del

settore medicale sin dalla sua apparizione su

vasta scala agli inizi degli anni ’50.

Durante questo ultimo decennio, i metodi di

fabbricazione delle resine e le caratteristiche

degli stabilizzatori hanno subito un enorme

cambiamento dovuto alle restrizioni dei rego-

lamenti in materia di sostanze pericolose, e

agli sforzi volti ad ottenere materiali riciclabili

e conformi ai requisiti di sostenibilità.

Gli agenti stabilizzatori del PVC sono stati

lungamente esaminati e la preoccupazione

maggiore riguarda i prodotti che contengono

metalli pesanti. Pertanto, numerose sono le

restrizioni imposte sia dall’industria stessa,

sia dai regolamenti governativi o dagli

utilizzatori di PVC.

Un esempio della versatilità del PVC

è rappresentato dalla sostituzione di

stabilizzatori a base di piombo con altri

sistemi privi di metalli pesanti come gli

stabilizzatori a base di Ba-Zn, Ca-Zn e Al/Mg/

Ca/Zn.

3 Obiettivi per lo

sviluppo di composti

FREC (Flame

Retardant Eco

Compounds)

Il progetto di B & B Compounds era volto a

sviluppare una nuova gamma di composti di

PVC eco-compatibili ed ignifughi. Numerose

sono le opzioni tecnologiche disponibili per

sostituire gli stabilizzatori a base di metalli

pesanti e Sb

2

O

3

.

3.1 La funzione degli agenti

stabilizzatori nel PVC

Quando

il

PVC

viene

trattato

ad

elevate temperature, si degrada per

deidrodeclorinazione, scissione di catena

e reticolazione di macromolecole. Si

sviluppa cloruro di idrogeno (HCI) libero

con conseguente decolorazione della resina

ed importanti cambiamenti delle proprietà

fisiche e chimiche. Lo sprigionamento di

HCL si verifica per eliminazione dalla catena

del polimero; la decolorazione è dovuta alla

formazione di sequenze di polieni coniugati

con doppi legami in numero da 5 a 30

(reazioni primarie).