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Quante volte nella nostra attività di head hunter ci
siamo sentiti chiedere: “ il mio cv è fatto bene?”.
Anche alle persone più senior e con ruoli profes-
sionali rilevanti capita, giustamente a mio avviso,
di porsi questa domanda.
Quanti articoli, quanti libri sono stati scritti sull’ar-
gomento?
La mia opinione è che si tenda a dare troppe regole
e troppi consigli mettendoli tutti sullo stesso piano,
il che di solito confonde le idee più che chiarirle. Le
linee guida, a mio avviso, sono invece poche. Anzi,
in ultima analisi è una sola. Cercherò di indicarla e
aggiungerò alcune mie opinioni soprattutto su ciò
che è preferibile evitare.
Che cos’è un curriculum?
Il nostro cv è la nostra presentazione iniziale a una
persona che spesso non conosciamo personalmente
ma di cui normalmente conosciamo il ruolo. Non è
un diario né una pubblicazione.
Quindi la via maestra è mettersi totalmente nei
panni di chi lo leggerà.
Dobbiamo aiutarlo a non fare fatica, a individuare
subito le informazioni fondamentali: dati anagrafici,
studi, dove abbiamo lavorato, per quanti anni, con
che ruolo e, in modo sintetico, cosa abbiamo fatto
in ciascuna azienda.
Il consiglio pare ovvio, ma nella realtà la chiarezza e
l’immediata percezione di questi dati spesso manca.
Se quando leggiamo un cv dopo due minuti ci viene
da dire “dunque, aspetta un momento, dove ha co-
minciato? Qui quanto tempo è rimasto? Ma adesso
dov’è e cosa sta facendo?” significa che qualcosa
non va. Fatelo leggere a qualcuno che non sa nulla
del vostro lavoro e vedete se velocemente si fa un
quadro professionale esatto: date, aziende e ruoli.
Anche il formato standard europeo sotto questo
aspetto, con tutti i titoli nella colonna di sinistra,
francamente non è il massimo dell’immediatezza.
Teniamo presente che dall’altra parte ci sarà qual-
cuno che in pochissimo tempo deciderà se prende-
re in considerazione o meno la nostra candidatura.
Se sia giusto o meno ha poca rilevanza, conta che
avviene così.
Tutto ciò che è ridondante, che ostacola la chia-
rezza va evitato, così come vanno evitate lunghe
lettere di accompagnamento: non verranno lette.
La medesima logica dovrà guidarci nella scelta dei
caratteri grafici, delle spaziature, dell’immagine del
cv nel suo complesso. Appare ovvio, ma il titolo di
ogni nuovo argomento deve spiccare nel contesto
della pagina. Più il cv è gradevole alla prima oc-
chiata più, anche inconsciamente, chi legge avrà
una predisposizione favorevole.
Nei contenuti professionali bisogna descrivere in
modo comprensibile ciò che abbiamo fatto nelle
diverse aziende.
Il giusto equilibrio tra sintesi e analisi
L’equilibrio tra sintesi e analisi in relazione agli aspet-
ti basici del ruolo svolto è vitale. Anche in questo
caso occorre abbandonare totalmente la nostra
prospettiva, che enfatizza le esperienze a cui siamo
emotivamente più legati, e rimanere il più possibile
su un piano di realtà. Chi leggerà il cv vuole trovare
fatti, non autovalutazioni o giudizi.
IL MIO CV
È FATTO BENE?
IL CURRICULUM È UN RITRATTO DI NOI STESSI
CHE VA USATO IN MODO ATTENTO E MIRATO.
Sergio Cantinazzi, managing partner Inlay
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