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È consuetudine inaugurare la propria casa quasi subito dopo aver traslocato,

aspettando quanto basta per togliere i vestiti e i soprammobili dagli scatoloni e

metterli al loro posto, ma senza quasi avere il tempo di ambientarsi. Non è il mio

caso: diciamo che me la sono presa molto, molto comoda...

Non c’è niente da fare, il tempo vola. Me ne accorgo ora, dopo essermi da

poco trovata alle prese con il rinnovo di casa mia, fra la tinteggiatura e

alcuni lavoretti, il bagno da rifare, qualche rifinitura che avevo riman-

dato troppo a lungo: mi guardo indietro e accidenti, com’è successo

che sono passati già 11 anni da quando l’ho comperata? Ricordo co-

me fosse ieri l’entusiasmo di quando vidi per la prima volta quel ru-

dere di cui avevo subito intuito il potenziale, un ambiente molto mo-

movimentato da cui si sarebbero ottenuti due o tre soppalchi, ri-

cordo di aver fatto i capricci con i miei genitori perché mi aiu-

tassero a comprarlo: per me all’epoca, appena laureata e con

un contratto a progetto, equivaleva a fare il passo più lungo

della gamba, ma devo dire che nonostante tanta ansia, questa pratica mi ha sempre stimo-

lata a fare di più per conquistare quello che volevo, ho sempre accettato volentieri queste

sfide con me stessa, mettendocela tutta e riuscendo a raggiungere traguardi insperati. Ri-

cordo le liti con il costruttore perché ad ogni visita al cantiere scoprivo qualche problema,

l’assurdo progetto dell’architetto poi completamente rivisto da mio padre proprio come pia-

ceva a me, ricordo l’entusiasmo nella ricerca dei mobili (solo io ho collezionato

almeno 20 preventivi di cucine???). Ricordo quel mutuo più grande di

me che per molte notti mi ha tenuta sveglia. Ricordo i musi lunghi

dei miei quando dopo cena salutavo e andavo a dormire là, una notte sì due

notti no, poi sempre più spesso fino a trasferirmi definitivamente, facen-

doli abituare all’idea. Guardo indietro e lo rifarei mille volte, anzi vorrei

avere mille case per potermi sbizzarrire in tutti i modi possibili. Ricordo quello

dell’acquisto dei mobili come un periodo davvero divertente: amo le cose belle,

ma soprattutto mi è sempre piaciuto l’effetto “minima spesa, massima resa” e

così, con tanta pazienza, iniziando le ricerche molti mesi prima del trasloco, tro-

trovai mobili di ottima qualità a prezzi scontatissimi... alcuni pezzi che hanno

fatto la storia del design – lampade, appendiabiti, vasi - ab-

binati ad altri antichi e a qualche accessorio Ikea (a tal

proposito vorrei dire all’uomo che forse un giorno mi

sposerà – chiunque egli sia – che farà un vero affare,

perché ho già montato da sola tutti gli armadietti

con i buchini delle viti che non combaciano). Insom-

ma ho creato un mix&match che, devo dire, ha dato

un risultato davvero super. Il traslo-

co è avvenuto in

il momento giusto per

La mia tecnica

per raggiungere gli obiettivi?

Fare il famoso “passo più lungo

della gamba”: l’ho sempre

trovato un modo molto

stimolante per fare

sempre di più.

Bridget Chi?

Ero un po’ titubante all’idea di

scrivere un “diario non proprio

segreto” del magico mondo (o

lo definirei piuttosto giungla) dei

single di oggi, ma per le lettrici

che non sono proprio lo stereoti-

po della casalinga perfetta, ecco

che va in scena la mia vita di “zi-

tella 2.0”, il mio diario anti-Brid-

get Jones – non così imbranata,

non così alcolizzata, non così in

lotta con la bilancia… inutile dire

che ogni riferimento a persone o

fatti realmente accaduti è pura-

mente casuale!

Bridget chi?

3/2016

anni

47